I noir della coppia Flumerti&Giacometti e di Flaminia P. Mancinelli affrontano temi importanti a volte scomodi o dimenticati. Le protagoniste, Luce Giordano e Giulia Magnani, operano a Roma e combattono contro i criminali, ma sono consapevoli che il “male” a volte si nasconde dove è difficile guardare. Inoltre, seppur con sfumature molto diverse, appartengono entrambe alla comunità Lgbtq: transgender la prima, lesbica la seconda.
Le autrici hanno in comune due caratteristiche: sono “ibride” perché hanno pubblicato con editori tradizionali e sono veterane dell’autopubblicazione: Flumeri&Giacometti hanno iniziato nel 2015 con il romance Angelica Stunt Love e Mancinelli nel 2012 con l’archeothriller La profezia della stella.
Padiglione 8. Bambini interrotti di Flumeri&Giacometti è una lettura piacevole ma densa di contenuti che vede Luce Giordano alle prese con un nuovo caso intricato, dove le apparenze possono trarre in inganno anche una detective con molta esperienza. La sostituto commissario, che avevo già avuto modo di apprezzare in Se la città dorme, deve indagare su un omicidio che avviene a due passi dallo spettacolo teatrale di ex pazienti psichiatrici. I bambini di allora sono diventati adulti “diversi” segnati dalla sofferenza e dalle ferite inflitte tanti anni prima. Ferite che hanno lasciato un’impronta indelebile. Santa Maria della Pietà, ex manicomio provinciale è un territorio apparentemente idilliaco ma che trasuda angoscia e sofferenza a cominciare dagli inquietanti murales che incombono dai padiglioni dismessi e abbandonati.
Il giallo lascia spazio alle problematiche importati dei “bambini interrotti” e di quelli mobbizzati nelle periferie. Alla mancanza di luoghi dove ritrovarsi per fare comunità e sentirsi protetti. E poi c’è Luce Giordano, l’altra “diversa” che non ha mai smesso di combattere contro i pregiudizi. La vita in polizia per una persona transgender non è facile, soprattutto se il peggior nemico è molto vicino e dovrebbe conoscerla meglio degli altri. Eppure, con fatica e tanta sofferenza, lei riuscirà a trovare il bandolo di una matassa ingarbugliata intrisa di tabù e prevenzioni e riportare la verità in quello scenario lacerante.
Nell’oscurità del pozzo è la seconda avventura della serie dedicata a Giulia Magnani. Flaminia P. Mancinelli ha una lunga militanza nel mondo dei gialli, lei li definisce “giallacci”, io preferisco noir esistenziali. Un aggettivo che trova riscontro anche in due frasi pronunciate dai personaggi del romanzo e che evidenziano quanto l’esistenza è differente per ogni essere umano: “La vita è bella per questo: non è mai noiosa, c’è la felicità e c’è il dolore” e “Una donna che non è riuscita a vivere”. Inoltre, l’autrice ama dipingere e scavare in ambito familiare, come è accaduto nel suo precedente romanzo Nido di vipere dove l’apparenza era molto diversa dalla realtà.
Mancinelli è anche particolarmente capace nel disegnare i personaggi, in poche righe riesce ad attirare le simpatie o le antipatie dei lettori. La risata sonora e corposa di Luca Rizzo genera immediata simpatia, esattamente come il carattere solare dell’ispettore Beppe Rinaldi; al contrario l’ispettrice Stefania Corbetta e Cristina Magnani suscitano subito forti antipatie.
Questa volta la commissaria dovrà capire di chi è il cadavere ritrovato nel pozzo di una casa patrizia romana. Purtroppo non è solo un “cold case”, è l’inizio di una catena di efferati omicidi. Ma nel giallo non vi è solo la tensione per l’indagine, c’è anche la quotidianità del commissariato con tutto quello che accade, ad esempio una denuncia per violenza o la sparizione di un bambino.
Un altro tema centrale del noir è la fatica di vivere che affligge l’essere umano. Una difficoltà che Magnani conosce molto bene e che emerge anche nel suo rapporto con Camille, la donna di cui è innamorata. C’è molto dolore in questo giallo ma c’è anche uno spiraglio che lascia intravedere un po’ di luce. I romanzi sono disponibili in versione digitale e cartacea.