“Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, mi hanno sempre permesso di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando praticavo altri. Auguro a tutti i bambini di avere quella libertà che ho avuto io. Non ho altro da dire. Ci vediamo il prossimo anno”. Sono le prime parole di Jannik Sinner dopo il trionfo agli Australian Open. Non inedite, perché il campione azzurro ha spesso raccontato l’importanza del contributo della sua famiglia e del suo contesto sociale di San Candido, in Alto Adige, per imparare a non patire le pressioni. Sinner ha ringraziato lo staff con il quale “cerchiamo di migliorare giorno dopo giorno, di capire le situazioni in modo migliore” e ha rivolto un incoraggiamento anche all’avversario appena sconfitto, Daniil Medvedev: “Hai disputato un torneo eccezionale. Abbiamo giocato diverse finali ma in ogni incontro dimostri qualcosa per cui dovrò migliorare. Ti auguro di sollevare questo trofeo prima o poi, e il meglio per il resto della stagione”. La risposta del tennista russo è stata ugualmente cavalleresca: “Mi complimento con Sinner, hai dimostrato ancora una volta quanto sei cresciuto. Sono certo che non sarà la tua ultima vittoria dello Slam. Complimenti te lo sei meritato. Ringrazio il mio team, purtroppo non ce l’ho fatta, ci proverò la prossima volta”.
E poi c’è l’entusiasmo che ribolle in Italia. Messi da parte gli innumerevoli comunicati dei politici che vanno dalle più alte cariche dello Stato al più piccolo dei partiti in Parlamento, si può partire dalla reazione di Paolo Bertolucci, uno dei protagonisti della leggendaria Coppa Davis del 1976 e sostenitore dall’inizio e sempre del tennista altoatesino. “Quando l’ho visto giocare la prima volta – dice all’AdnKronos – ho capito che davanti a me c’era un ragazzo con delle qualità eccezionali. Poi, che riuscisse in così poco tempo a raggiungere il vertice, addirittura a vincere lo slam al primo, vero, serio tentativo, obiettivamente nemmeno Nostradamus avrebbe potuto predirlo”. Sinner, rimarca Bertolucci, “è in un momento, da 4 mesi, che qualsiasi cosa che tocca diventa oro, è fenomenale, fa tutto giusto fa tutto bene e anche oggi questo recupero pazzesco, che sembrava impossibile. Perché è un ragazzo freddo, tranquillo, educato, con attributi pazzeschi, queste sono partite che si vincono molto con la testa e molto con il cuore, al di là dei colpi”. Uno dei compagni di squadra di quella Davis di quasi 50 anni fa, Tonino Zugarelli, sottolinea il carettere della vittoria australiana di Sinner. “Anche oggi ha confermato il suo valore, non solo tennistico ma di temperamento. Oggi una volta di più ha fatto ricredere gli scettici che fino a qualche mese fa lo criticavano ad ogni sconfitta. ora però non aspettiamoci che vinca ogni torneo, non carichiamolo di eccessive responsabilità. Di sicuro sarà uno dei protagonisti del tennis mondiale per i prossimi 8-10 anni“. “Di lui mi piace la forza morale che anche oggi non lo ha fatto mollare dopo i primi due set, dove sembrava non ci fossero speranze e questa spesso conta più della capacità tecniche, che comunque Jannik ha affinato e migliorato molto in questi anni. Ora non ha praticamente punti deboli”, aggiunge Zugarelli.
E poi c’è l’immancabile Nicola Pietrangeli, il decano dei tennisti italiani, il primo giocatore di successo del tennis italiano. “Ora diranno tutti ‘l’avevo detto, lo sapevo e lo dicevo’. Sono giorni che dico che ormai è lui, Jannik Sinner, l’uomo da battere, come il pistolero del ‘far west’ che è ricercato. Medvedev ha giocato i primi due set ad un livello sovraumano. Poi si è giocata un’altra partita e tra i due giocatori ha vinto il più forte” commenta a LaPresse. “A Jannik non posso che dire bravo – dice Pietrangeli – Faccio le congratulazioni al nostro presidente federale perché adesso l’Italia è il numero uno al mondo di tennis. Abbiamo vinto la Coppa Davis e uno slam dopo 48 anni. Vogliamo ancora parlare degli altri Paesi?”.
Come Pietrangeli, anche Flavia Pennetta è tra i pochi italiani (5) che hanno vinto uno Slam: “Una domenica indimenticabile” racconta. “Sapevo sarebbe stata una partita molto dura, Medvedev è partito in una maniera strepitosa, togliendo un po’ i punti di riferimento a Jannik – ha aggiunto – Jannik non ha servito molto bene, probabilmente in tensione, per poi nel terzo set fare lui un salto in avanti, è cresciuto tanto, il servizio ha iniziato a funzionare e quella è diventata un po’ anche una chiave che ha fatto la differenza, anche se a un certo punto con Medvedev fisicamente si è vista la differenza delle 6 ore sul campo”.
Per il presidente della Federtennis Angelo Binaghi “il valore sociale della vittoria di Sinner è molto più ampia, è una vittoria dove noi italiani abbiamo vinto questo torneo e raggiunto questo livello grazie al lavoro, il sacrificio e la tenacia. Non credo che da altre parti questo sia successo”. “E’ un valore che travalica il mondo del tennis – aggiunge Binaghi – Sinner è un fenomeno sociale straordinario, per la nostra società e per il Paese. Non è solo un risultato sportivo ma è un grande personaggio con grandi valori che comunica al Paese e alle nuove generazioni, quali sono i valori per cercare di migliorare se stessi e di conseguenza rendere migliore il nostro Paese. E un fenomeno straordinario”, ha aggiunto. Per questo, secondo il presidente della Fit, “c’è un filo rosso tra la scomparsa di un campione, dentro e fuori dal campo come Gigi Riva, e l’esplosione di Jannik. Credo ci siano grandi similitudini tra i due, non solo per le prestazioni che hanno fornito ma per i principi e i valori che hanno profondamente e che trasmettono al nostro Paese. Grandi campioni come Gigi Riva e Sinner sono valori inestimabili per un Paese come il nostro, dove il lavoro e il sacrificio, il combattere senza cercare sotterfugi è stata una virtù non primaria”.