Dall’Alto-Adige a Melbourne, dal 16 agosto 2001 al 28 gennaio 2024. Una parabola durata esattamente 8.200 giorni, composta da speranze, annunci, vittorie e delusioni. È il viaggio di Jannik Sinner, il nuovo campione degli Australian Open. Il primo italiano nella storia a riuscirci. Un percorso che vogliamo ripercorrere, per raccontare quello che è stato e anche per guardare oltre. Il tutto però partendo da un punto preciso, situato a pochi chilometri dal confine austriaco, in provincia di Bolzano. È il paese di San Candido.

È qui infatti che nasce il 16 agosto 2001, figlio di Siglinde e Hanspeter. Il primo sport di Sinner sono gli sci: ha 3 anni e mezzo quando li inforca. Sci e non solo però, perché il giovane Jannik inizia a prendere dimestichezza anche con la racchetta. Per un po’ i due sport vanno avanti a braccetto, poi a 13 anni arriva il momento della scelta definitiva: tennis. E proprio a quell’età, su suggerimento di Massimo Sartori (ex allenatore di Andreas Seppi), viene inviato a Bordighera, in Liguria. Prima al Bordighera Lawn Tennis Club e poi, dal 2018, al Piatti Tennis Center, sotto la guida di Riccardo Piatti.

Qui Sinner brucia le tappe. Il suo esordio nel tennis professionistico arriva a soli 14 anni nel settembre 2015, ma per le vittorie c’è ancora da attendere. Tre anni è mezzo, per la precisione. Il 24 febbraio 2019 a Bergamo supera Roberto Marcora per 6-3 6-1. Da lì in poi l’ascesa è repentina. Ad aprile, a Bucarest, gioca e vince il primo match nel circuito maggiore contro l’ungherese Máté Valkusz. Tre settimane dopo ottiene anche la prima vittoria in un Masters 1000, a 17 anni e 8 mesi. Agli Internazionali d’Italia ha la meglio su Steve Johnson. Passano altre tre mesi ed ecco la prima uscita negli Slam, agli Us Open. Sarebbe già abbastanza, ma il culmine dell’annata non è ancora arrivato. Il 9 novembre 2019 Sinner trionfa alle Next Gen ATP Finals di Milano in tre set contro Alex De Minaur. Una crescita che gli spalanca la top 100 del mondo.

Nemmeno il Covid riesce ad ostacolarlo. Al Roland Garros (eccezionalmente disputato ad ottobre) raggiunge per la prima volta i quarti di finale di uno Slam e un mese dopo rompe definitivamente il ghiaccio. Il suo primo titolo ATP arriva nel 250 di Sofia, in finale contro Vasek Pospisil. È il più giovane italiano a riuscirci nell’era Open. Un successo che lo trascina anche nella stagione 2021. I titoli sono ben quattro: i 250 di Melbourne, ancora Sofia e Anversa, e soprattutto il 500 di Washington. In più arriva anche la prima finale in un Masters 1000 a Miami, dove però cede contro Hubert Hurkacz. Un cambio di marcia che si traduce nella posizione numero 9 della classifica, e nel ruolo di prima riserva alle Atp Finals di Torino. Un torneo che però riesce ad giocare, sostituendo poi l’infortunato Matteo Berrettini. Viene eliminato nel round robin, ma riesce a conquistare una vittoria contro Hurkacz.

Ormai Sinner è sulla bocca di ogni appassionato. Per tutti è il futuro del tennis mondiale. Adesso lo step successivo racchiude due obiettivi: la vittoria in un Masters 1000 e un sussulto Slam. Il 2022 pare essere l’anno giusto, e invece arriva il passo indietro. Il Covid prima e i problemi al ginocchio, all’anca e alla caviglia poi ne minano la continuità. Le prestazioni sono altalenanti, così come cocenti sono le delusioni. In particolare due, entrambe negli Slam. A Wimbledon e agli Us Open raggiunge i quarti di finale. Nel primo caso viene rimontano da Djokovic dopo essere stato in vantaggio di due set, nel secondo Carlos Alcaraz lo supera al quinto dopo aver sprecato un match point nel quarto set. L’unica nota lieta è il titolo nel 250 di Umago. Sinner esce così dalla top 10 e per lui le Finals sono un miraggio. E sono proprio queste ultime il grande obiettivo per l’anno seguente.

I problemi fisici sono finalmente alle spalle e l’amarezza per l’ennesima sconfitta al quinto set negli ottavi degli Australian Open contro Stefanos Tsitsipas è facilmente digerita. Tra febbraio e aprile arriva il titolo nel 250 di Montpellier e le finali (perse entrambe contro Daniil Medvedev) nel 500 di Rotterdam e nel Masters 1000 di Miami. Risultati a cui si aggiungono anche le semifinali nei 1000 di Indian Wells e Montecarlo. La delusione per l’eliminazione al secondo turno al Roland Garros viene cancellata con la semifinale a Wimbledon, la prima a livello Slam. Da lì in poi arriva il vero cambio di passo della carriera di Sinner.

A Toronto arriva il primo Masters 1000 della carriera mettendo in fila Matteo Berrettini, Andy Murray, Gael Monfils, Tommy Paul e Alex De Minaur. Nei 500 di Pechino e Vienna vince il titolo battendo per la prima volta Daniil Medvedev. Alla qualificazione alle Atp Finals si unisce anche un nuovo record storico per il tennis italiano, il numero 4 del mondo, come solo Adriano Panatta nel 1976. Manca ormai solo l’ultimo tabù, quello più grande di tutti: Novak Djokovic. Questo viene infranto nel round robin di Torino per 7-5 6-7 7-6. E poco male se nella rivincita in finale a spuntarla sarà Nole, ormai il cambio di prospettiva è arrivato. E a confermarlo arriva anche la Coppa Davis a Malaga. Qui Jannik indossa i panni del trascinatore, fino a condurre la Nazionale a un successo che attendeva da 47 anni. Ma soprattutto supera nuovamente Djokovic in semifinale, e lo fa annullando tre match point consecutivi. Una sorta di anomalia tennistica che segna la testa di Nole come quella di Jannik. Questo primo titolo Slam della carriera e lo storico successo contro Djokovic all’Australian Open sono figli anche, e soprattutto, di quella partita.

E adesso, dove può arrivare Jannik Sinner? A questo punto impossibile non pensare alla posizione numero 1 del mondo. Il successo in Australia non ha modificato la classifica, con Jannik che è ancora al quarto posto. La distanza dalla vetta si è però accorciata, con Nole lontano circa 1.500 punti. Senza dimenticare la presenza di Alcaraz e Medvedev. I punti da difendere dall’azzurro tra Indian Wells, Miami e Montecarlo rendono impossibile ipotizzare un sorpasso, con Djokovic chiamato a difendere appena 180 punti. Altra questione invece è la stagione sulla terra rossa. Qui Sinner ha moltissimo da guadagnare, dopo le delusioni degli Internazionali d’Italia e del Roland Garros di un anno fa. La forbice su Nole e Alcaraz potrebbe quindi assottigliarsi ulteriormente, anche se il serbo sulla terra deve sostanzialmente difendersi solo a Parigi. I mesi tra aprile e maggio potrebbero essere insomma un snodo cruciale per prepararsi in vista del primo verosimile tentativo di sorpasso, a Wimbledon. Jannik ha 720 punti della semifinale da difendere, ma Djokovic e Alcaraz ne hanno rispettivamente 1.200 e 2.000.

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