Secondo il dossier israeliano fornito al governo degli Stati Uniti e reso noto dal New York Times, su 12 degli impiegati licenziati dall’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) 10 sono membri di Hamas e uno della Jihad islamica. I dettagli della vicenda sono stati rivelati dal quotidiano americano nell’ambito del dossier sull’Agenzia dei rifugiati dell’Onu che ha portato al blocco dei finanziamenti da parte di alcuni Paesi, tra cui l’Italia. Gli operatori dell’Unrwa licenziati sono accusati, tra le varie cose, di aver aiutato a organizzare l’attacco del 7 ottobre.
Secondo le accuse – le cui prime notizie sono state rese note lo stesso giorno in cui la Corte internazionale di giustizia ha emesso la sentenza provvisoria sulle accuse di genocidio mosse contro Israele dal Sud Africa – uno degli impiegati, consigliere di una scuola dell’Unrwa a Khan Yunis, nel sud della Striscia, è accusato di aver rapito, insieme a suo figlio, una donna israeliana. Il secondo, di Nuseirat, nella parte centrale di Gaza, è accusato di aver aiutato a trasportare il corpo di un soldato israeliano morto nella Striscia e di aver distribuito munizioni e coordinato i veicoli il giorno dell’attacco del 7 ottobre.
Il dossier sostiene infatti che gli ufficiali dell’Intelligence israeliana hanno individuato, localizzando i telefoni, i movimenti di sei uomini dell’Agenzia all’interno di Israele il 7 ottobre. Altri impiegati, come riportato ancora dal Nyt, sono stati intercettati mentre facevano telefonate all’interno di Gaza durante le quali avrebbero discusso del loro coinvolgimento nell’attacco di Hamas. Altri tre, infine, hanno ricevuto messaggi di testo che ordinavano loro di presentarsi ai punti di raccolta il 7 ottobre, e ad uno è stato detto di portare le granate con propulsione a razzo conservate a casa sua.
Uno degli accusati si sarebbe armato con un missile anticarro la sera prima dell’attacco del 7 ottobre, mentre un altro avrebbe scattato una foto a una donna in ostaggio. Alcuni sono stati accusati di “partecipazione ad attività terroristiche” o di aver coordinato il movimento dei camion e delle armi usate nell’attacco. Associated Press, che ha ottenuto il documento, precisa di non essere riuscita a verificare in modo indipendente i nomi e le foto dei lavoratori accusati. Il documento sostiene inoltre che almeno 190 operatori dell’Unrwa sarebbero agenti di Hamas o della Jihad islamica, ma non fornisce alcuna prova al riguardo.
Le accuse israeliane giungono nel contesto di attriti decennali con l’Unrwa, e non è la prima volta che gli Stati Uniti interrompono i finanziamanti all’agenzia delle Nazioni Unite. Tuttavia l’attuale minaccia è probabilmente la più grave di sempre a causa del tenore delle accuse e del contesto umanitario della Striscia. L’Unrwa ha dichiarato infatti che non sarà in grado di continuare le operazioni se i finanziamenti non riprenderanno: “Se non verranno ripristinati, l’Unrwa non sarà in grado di continuare i suoi servizi e le sue operazioni in tutta la regione, inclusa Gaza, oltre la fine di febbraio”, ha riferito un portavoce dell’agenzia. Sul tema è intervenuto anche Ayman Safadi, ministro degli Esteri giordano. Secondo il ministro, l’Agenzia “non dovrebbe essere punita collettivamente per le accuse contro 12 dipendenti di uno staff di 13.000 persone“. L’Unrwa, ha aggiunto, “ha agito in modo responsabile ed ha aperto una indagine. Esortiamo i Paesi che hanno sospeso i fondi a rivedere la loro posizione”.
Intanto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha annunciato che il capo dell’Unrwa non è più il benvenuto a Israele: “Ho appena annullato gli incontri del capo dell’Unrwa Philippe Lazzarini fissati per mercoledì in Israele con funzionari del ministero degli Esteri”. “Impiegati dell’Unrwa – ha denunciato – hanno partecipato al massacro del 7 ottobre. Lazzarini dovrebbe trarre le conclusioni e dimettersi. I sostenitori del terrorismo non sono benvenuti qua”.