“Ho sempre detto che Landini e Schlein non parlano di Stellantis per tenersi buona Repubblica. Sul rapporto tra il giornale e la vicenda Stellantis ho le mie riserve. C’è stato un effetto Repubblica sulla sinistra italiana dopo l’acquisto degli Elkann, perché Schlein e il sindacato italiano non parlano più di Stellantis. Landini ha ammorbidito i toni in maniera incredibile”. È lo stralcio di una intervista rilasciata dal leader di Azione, Carlo Calenda, lo scorso 23 gennaio a Repubblica, parole che hanno indotto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a querelare il politico. Lo ha annunciato lo stesso sindacalista stamattina nella trasmissione Re Start (Rai Tre), dove ha lanciato una bordata all’ex ministro: “Dovrà rispondere delle sue affermazioni, perché io non ci sto a questo livello di discussione. Quelli che oggi parlano sono stati al governo e hanno fatto leggi per favorire la Fiat. Ognuno deve rispondere, noi non abbiamo nulla da nascondere”.

Calenda, dal canto suo, è stato ospite de L’aria che tira (La7), dove ha ribadito la sua posizione e ha aggiunto: “Noi di fatto abbiamo venduto la Fiat con una garanzia pubblica, che è servita a pagare un dividendo. Allora 7mila persone sono state allontanate, 15mila persone sono state invitate ad andarsene spontaneamente. Non abbiamo un piano su quello che Stellantis vuole fare in Italia e tutto questo nel silenzio tombale di Landini e del Pd, perché, secondo me, gli Elkann hanno comprato il principale giornale della sinistra”.

E ha concluso: “A Landini avevo chiesto con confronto televisivo. Gli avrei ricordato come lui attaccava Marchionne quando comprò Chrysler. Io non ho mai querelato né un giornalista, né nessun altro, perché penso che il compito di un politico o di una personalità del dibattito pubblico sia confrontarsi. Quando quereli, hai perso. Io non mi avvarrò di nessuna protezione che deriva dalla mia carica, rinuncerò a ogni protezione e se Landini non vuole fare un confronto in tv, lo faremo in tribunale”.

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