Ore decisive per la pista da bob di Cortina che il ministro Matteo Salvini e il governatore veneto Luca Zaia vogliono costruire, chiedendo una deroga al Cio, visti i tempi ristretti per realizzarla. Il 30 gennaio è previsto il consiglio di amministrazione di Fondazione Milano Cortina 2026, sorta per gestire lo svolgimento dei Giochi invernali, a cui spetta il compito di segnalare l’opzione italiana al Comitato Olimpico Internazionale. La scelta possibile è tra la pista nuova di Cortina e il ripristino dell’impianto di Cesana Pariol, già utilizzato per Torino 2006 e dismesso pochi anni dopo. Altrimenti si andrebbe all’estero.
In attesa della decisione, già si profilano le prime grane per l’eventuale cantiere di Cortina, una corsa contro il tempo da parte dell’impresa Pizzarotti di Parma (è l’unica candidata: aggiudicazione annunciata, ma non ancora avvenuta). A sollevarle sono Camera del Lavoro e Fillea Cgil di Belluno che denunciano un rischio sottovalutato in fase di progettazione. Si tratta dell’indagine non prevista sulla presenza di ordigni bellici nell’area di Ronco, una zona interessata da bombardamenti delle truppe austroungariche durante la Prima Guerra Mondiale. I rappresentanti dei lavoratori “esprimono preoccupazione per l’ostinazione con cui Simico (Società Infrastrutture Milano Cortina, ndr) e il ministero delle Infrastrutture proseguono sulla strada della realizzazione della ormai famigerata pista da bob a Cortina, sulla quale aleggia il sempre più concreto rischio che venga realizzata e le gare olimpiche si disputino, comunque, su altri impianti”.
La presa di posizione non riguarda tanto l’opportunità di spendere circa 124 milioni di euro (per i soli lavori 82 milioni di euro), bensì “i tempi ristrettissimi, con conseguenze sulla sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici che lì saranno impiegate, a partire da quell’indagine sulla presenza di ordigni bellici, sull’area interessata dal cantiere, che nel cronoprogramma dei lavori non compare”. Il sindacato si riferisce al Piano di sicurezza e coordinamento del progetto esecutivo che recita: “Considerato che le aree oggetto di intervento si collocano nella fascia inferiore della pendice orientale del Col Drusciè, esternamente all’abitato di Cortina e distanti dal fronte delle trincee, il rinvenimento di ordigni bellici inesplosi appare poco probabile e si ritiene il rischio bellico residuo modesto accettabile”.
Cgil e Fillea hanno rispolverato i libri di storia. “La realtà dei fatti è diversa. Il cantiere sorgerà in zona limitrofa alla località Cadin, incendiata dalle granate austroungariche il 21 febbraio 1916, come dichiara lo stesso piano della sicurezza. Come può un rischio bellico essere considerato modesto e accettabile, senza un’indagine sulla presenza di ordigni bellici?”. La segretaria provinciale Denise Casanova chiede che l’indagine sia fatta: “Invitiamo chi ha il dovere di vigilare ad adoperarsi affinché le responsabilità che si assumono i progettisti, i responsabili della sicurezza, l’appaltatore e la ditta esecutrice con simili affermazioni, corrispondano alla realtà dei fatti”.
L’indagine rallenterebbe il cantiere, rendendo ancora più problematico il rispetto delle scadenze, ammesso che il Cio consenta di arrivare a marzo 2025 per il precollaudo della pista. Ilaria Sperandio, segretaria Fillea, sottolinea che “con un cronoprogramma così stringente e con il cantiere organizzato su 3 turni da 8 ore, in maniera da lavorare a ciclo continuo, avremo sicuramente una pressione enorme sui lavoratori coinvolti, che non potranno permettersi ritardi. Condizioni di lavoro in cui, quasi certamente, la sicurezza verrà messa in secondo piano”. A sostegno della pista di Cortina sono intervenuti, invece, con una lettera-appello i presidenti di Confindustria Veneto e Confindustria Belluno Dolomiti, Enrico Carraro e Lorraine Berton: “Le gare di slittino, bob e skeleton siano assegnate, senza esitazione alcuna, a Cortina d’Ampezzo. La nuova pista è una innegabile questione di interesse nazionale e una questione strategica per il futuro di interi territori e per la piena riuscita delle Olimpiadi invernali”.
Aggiungono: “Non si tratta di un feticcio: Cortina non merita Olimpiadi a metà o ridotte, con un evidente squilibrio tra territori in quella che era stata salutata come la prima Olimpiade ‘diffusa’ della storia”. Gli industriali se la prendono con “associazioni ambientaliste assolutamente minoritarie che dimenticano come una montagna viva non può prescindere da infrastrutture e opere sostenibili ed efficienti”. Sul fronte opposto Cai, Italia Nostra, Legambiente, Tci, Wwf e Mountain Wilderness confermano la loro “assoluta contrarietà alla realizzazione del nuovo progetto” e assicurano di voler “intervenire con ogni mezzo legittimo in caso di violazione di norme che tutelano l’ambiente e la sicurezza”.