Sedici organizzazioni umanitarie e per i diritti umani (l’elenco è alla fine del post) hanno chiesto a tutti gli stati di porre immediatamente fine ai trasferimenti di armi, componenti e munizioni a Israele e ai gruppi armati palestinesi, in quanto vi è il rischio che questi materiali siano usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile della Striscia di Gaza delle risorse indispensabili per sopravvivere e stanno rendendo inabitabile quel territorio. Attualmente, la popolazione civile di Gaza sta affrontando una crisi umanitaria di gravità e dimensione senza precedenti.

Dalla Striscia di Gaza, i gruppi armati palestinesi continuano a lanciare indiscriminatamente razzi contro i centri abitati israeliani, interrompendo la frequenza scolastica, costringendo persone a lasciare le loro abitazioni e minacciando la vita e il benessere dei civili. La presa di ostaggi – oltre 130 ancora trattenuti a Gaza – e gli attacchi indiscriminati sono chiare violazioni del diritto internazionale umanitario.

Agenzie umanitarie, gruppi per i diritti umani, funzionari delle Nazioni Unite e oltre 153 stati membri chiedono un immediato cessate il fuoco: consentirebbe una risposta umanitaria efficace, oggi impedita dall’intensità dei combattimenti.

Il quadro fatto dalle 16 ong è raggelante:

– secondo il ministero della Salute di Gaza, in meno di quattro mesi sono stati uccisi oltre 25.000 palestinesi, almeno 10.000 dei quali minorenni. Altre migliaia di persone sono sotto le macerie e dunque presumibilmente morte;

– oltre 62.000 persone sono rimaste ferite, molte con danni o disabilità permanenti: tra queste, oltre 1000 minorenni che hanno perso uno o più arti superiori o inferiori;

secondo le Nazioni Unite, un numero imprecisato di civili palestinesi, minorenni compresi, è sottoposto a detenzione illegale e dev’essere rimesso in libertà;

– ogni giorno, i palestinesi continuano a essere uccisi nelle zone dove il governo israeliano aveva detto loro di evacuare. Nella prima settimana del 2024, un attacco aereo ha ucciso 14 persone, per lo più bambini, nei pressi di un’area che le forze israeliane avevano indicato come “zona umanitaria”;

– oltre l’85 per cento della popolazione di Gaza, ossia 1.900.000 persone, è vittima di sfollamento. Queste persone hanno eseguito gli ordini israeliani di evacuare a sud e ora sono strette in un fazzoletto di terra inadeguato alla vita umana, diventato terreno di coltura per la diffusione di epidemie;

– oltre mezzo milione di palestinesi della Striscia di Gaza è alla fame e oltre il 90 per cento della popolazione è in una fase di acuta incertezza alimentare: si tratta della più alta percentuale mai registrata dalle agenzie umanitarie;

– oltre il 70 per cento delle abitazioni di Gaza, buona parte delle sue scuole e delle sue infrastrutture idriche e sanitarie sono state distrutte o danneggiate, lasciando la popolazione quasi senza alcun accesso all’acqua potabile;

non una sola struttura sanitaria è pienamente operativa e quelle che lo sono parzialmente sono sopraffatte dal numero di persone con traumi e dalla mancanza di forniture mediche e di medici. Sono stati uccisi oltre 300 operatori sanitari;

– Gaza sono stati uccisi almeno 167 operatori umanitari, il più alto numero registrato nei conflitti di questo secolo.

Le 16 ong chiedono al Consiglio di sicurezza di adempiere alla sua responsabilità di mantenere la pace e la sicurezza a livello globale adottando misure che fermino i trasferimenti di armi al governo israeliano e ai gruppi armati palestinesi.

Le organizzazioni firmatarie sono: Federation Handicap International – Humanity & Inclusion, War Child Alliance, Christian Aid, Norwegian People’s Aid, Médecins du Monde International Network, Mennonite Central Committee, Medico International, Oxfam, Center for Civilians in Conflict (CIVIC), Danish Refugee Council, Save the Children, Plan International, Norwegian Refugee Council, Diakonia, Amnesty International e American Friends Service Committee (AFSC).

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