Politica

Ucraina, Conte a Che tempo che fa: “Bisogna chiedersi quale è la via d’uscita. Va impostato un negoziato di pace anche se faticoso”

Giuseppe Conte, ospite di Che tempo che fa (Nove) ha risposto alle domande di Fabio Fazio sulla guerra in Ucraina: “No. Questo discorso, l’ho detto subito, non è corretto quando si è detto ‘Dirà e sceglierà Zelensky’. Se noi diamo: aiuti umanitari, forniture umanitarie, aiuti nella ricostruzione – si parla già di 500 miliardi solo ora per ricostruire quello che è stato distrutto – e offriamo tutto questo supporto militare, non possiamo dire ‘Zelensky decidi tu’, ci mettiamo intorno a un tavolo. Ma soprattutto il tema è un altro: qual è la via d’uscita? Non che io sia un esperto di strategie militari, ma l’abbiamo detto dall’inizio. Io sono inorridito quando ho sentito la Meloni venire in Parlamento e dire ‘Io scommetto sulla vittoria militare della Russia’. A parte che non si scommette per le guerre, altrui per altro, combattute per procura. Ma era evidente che con una potenza militare quale era la Russia con 6.000 testate nucleari, non era saggio abbracciare questa escalation militare senza via d’uscita. Sarebbe stato più saggio, come abbiamo suggerito dall’inizio e abbiamo implorato Draghi e il Governo successivo, di impostare un negoziato di pace, faticoso e non facile. Però, se non imposti il negoziato di pace cosa succede? Quello che sta succedendo: adesso anche i nostri governanti, i nostri ministri stanno – fateci caso – cambiando il linguaggio. Stanno predisponendo l’opinione pubblica al fatto che qui la guerra non si vince. Lasciando stare Trump, anche il Congresso americano ha votato no alle armi. Il Congresso americano come il M5S. Perché alla fine si sta realizzando, parlano di ‘stanchezza’ che è un eufemismo che si usa per le opinioni pubbliche occidentali. In democrazia si va a votare e si inizia una presa di disimpegno militare. Non sarebbe stato meglio fin da subito impostare un negoziato di pace? Man mano che passa il tempo, ci si avvicina in particolare alle elezioni americane, si riduce il potere negoziale del fronte occidentale”.