Non è bastata la sentenza del Tribunale del riesame di Venezia, confermata dalla Cassazione, che aveva annullato la sospensione temporanea dall’esercizio dell’attività di editore televisivo, per evitare il processo all’ingegnere Giovanni Jannacopulos. La Procura di Vicenza ha insistito con la richiesta di rinvio a giudizio e il gip ha disposto che l’11 aprile prossimo cominci il dibattimento per una vicenda che ha messo in subbuglio non solo il mondo dell’informazione veneta, ma anche la gestione sanitaria dell’Ulss 7 Pedemontana di Bassano del Grappa e i legami con la giunta regionale. Tutto è nato dalla denuncia del direttore generale dell’Ulss 7, Carlo Bramezza, contro Jannacopulos, che – a suo dire – lo avrebbe minacciato per interferire con alcune scelte riguardanti le carriere dei medici. Non essendovi riuscito, avrebbe scatenato una rappresaglia mediatica attraverso alcune delle emittenti del gruppo che controlla (Antenna Tre e Reteveneta), essendone azionista, pur non avendo cariche operative.

L’inchiesta per minacce sulla base delle denunce di Bramezza nel 2022 aveva portato a un provvedimento cautelare di sospensione di Jannacopulos dall’attività di editore. Dalle carte erano emerse intercettazioni telefoniche che riguardavano anche il presidente del Veneto, Luca Zaia (a cui Jannacopulos aveva espresso perplessità sulla gestione Bramezza), il vicepresidente del consiglio regionale Nicola Finco e l’ex capogruppo dem in Regione Veneto, Giacomo Possamai, oggi sindaco di Vicenza.

L’indagato, assistito dall’avvocato Maurizio Paniz, aveva però ottenuto dal Riesame l’annullamento. I giudici non avevano individuato elementi diffamatori nella pur martellante campagna di stampa sull’Ulss 7 e neppure prove per sostenere l’accusa di minaccia ai danni di un amministratore pubblico. La Cassazione aveva confermato, ma il pm Chiara Chimichi aveva ugualmente chiesto il rinvio a giudizio, contestando a Jannacopulos anche il reato di stalking ai danni di Bramezza, attuato attraverso i servizi giornalistici. “Affronteremo il processo consapevoli di avere alle spalle già due sentenze – del Riesame e della Cassazione – che confermano come non vi sia stata né minaccia, né diffamazione” commenta l’avvocato Paniz. La richiesta di rinvio a giudizio è stata ribadita in udienza dal pm Gianni Pipeschi.

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