È partita il 24 gennaio la ventiseiesima edizione di MIA – Musica Insieme in Ateneo, la rassegna concertistica promossa dall’Associazione Musica Insieme con l’Università di Bologna. Da più di cinque lustri essa avvicina gli studenti universitari alla ‘classica’, fa apprezzare un genere musicale che non sempre i giovani incontrano sul loro cammino. Da un lato si punta a formare nuovi ascoltatori – lo sottolinea la benemerita presidente, Alessandra Scardovi –, dall’altro, a presentare interpreti di grande levatura, anch’essi giovani o giovanissimi ma già in carriera, e vincitori di concorsi importanti. Non solo. I concerti sono preceduti da brevi cenni introduttivi di studenti iscritti ai corsi universitari di Musica, per i quali è previsto un apposito seminario nella laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro: apprendono così a costruire un programma di sala e a fare divulgazione di fronte al pubblico in sala. Un circolo virtuoso che si alimenta di continuo.

Quest’anno il concerto d’apertura, Un dialogo romantico, è stato offerto dal pianista Alessandro Marangoni. Vincitore del premio Abbiati nel 2019 e dell’International Classic Music Award nel 2023, ha alternato pagine fra le più note e virtuosistiche di Frédéric Chopin e alcuni deliziosi Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini. Sono piccoli pezzi, questi, scritti a Parigi fra il 1857 e il 1868, delicati, spesso corredati di titoli allusivi o maliziosi, non senza punte di difficoltà tecnica tagliente, destinati a una cerchia selezionata di ascoltatori ammessi alle soirées dei coniugi Rossini.

Marangoni, che ha scoperto alcuni Péchés fin qui ignorati, ha registrato l’integrale dei brani in 13 cd. Il suo Rossini è brillantissimo, ironico quanto occorre, perfetto nello spettro sonoro, con momenti di abbandono, subito ricondotti entro l’alveo di quella ritrosia contenuta – una forma di ‘etichetta’ sorniona – che ne connota la cornice e la sostanza: si pensi al mirabile Prélude inoffensif, tutto giocato sul rapporto fra garbo e virtuosismo, e suggellato, nel finale, prima da accordi sussurrati sottovoce, e infine da uno conclusivo smaccato e pacchiano.

Lo Chopin di Marangoni è da manuale. La Ballata in Sol minore op. 23, lo Scherzo in Si bemolle minore op. 31, l’Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22 sono esempi magistrali di nitidezza e cantabilità ponderata. L’impressionante virtuosismo richiesto dal compositore polacco è sempre tenuto sotto controllo, affrontato con assoluta sicurezza, al servizio della forma, mai semplice sfoggio di bravura. È uno Chopin chiaro, secco, cerebrale, ‘pensato’: il fervore del sentimento non ne risulta affatto sminuito, semmai esaltato. Interpretazione memorabile.

I prossimi quattro appuntamenti vedranno il Satèn Saxophone Quartet, complesso ferrarese di quattro sassofoni, in un programma particolare con musiche di Lago, Borodin, Bartók, Maslanka, Piazzolla (7 febbraio); la tradizionale esibizione del Collegium Musicum Almae Matris, diretto da Alissia Venier (21 febbraio); The Balkan Baroque Project, dedito a musiche di Georg Philipp Telemann (13 marzo); e per concludere un concerto dal titolo “Ville Lumière”, con musiche cameristiche di Debussy, Fauré, Saint-Saëns, Ravel; al pianoforte il sempreverde Bruno Canino.

Tutti i concerti vengono ripetuti nelle corsie dell’Ospedale S. Orsola: un momento di sorriso e bellezza offerto ai pazienti del Policlinico bolognese. Le Matinées di MIA avevano preso avvio l’anno scorso nel Day Hospital di Oncologia, che tiene in cura un centinaio di pazienti: lì, grazie alla generosità della famiglia Cillario, è collocato uno splendido pianoforte storico Steinway & Sons. Quest’anno in questo reparto si svolgono due soli concerti, il primo e l’ultimo; gli altri saranno accolti nella palestra di riabilitazione e negli spazi di Ginecologia e Ostetricia.

MIA è sostenuta dalla Banca di Bologna, che da anni lodevolmente valorizza le eccellenze culturali e artistiche della città.

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