Mentre le proteste degli agricoltori si estendono a molti Paesi Ue, la Commissione fa improvvisamente sapere che “le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con il Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – “non sono soddisfatte”. Così, a cinque anni dalla firma dell’intesa che prevedeva tra l’altro l’eliminazione della maggioranza dei dazi reciproci e un aumento delle importazioni di prodotti agroalimentari dall’America latina, la prospettiva di un’effettiva ratifica si allontana. Anche se i negoziati proseguono e, come ha detto un portavoce di Bruxelles, “l’Ue continua a perseguire il suo obiettivo di raggiungere un accordo che rispetti gli obiettivi dell’Ue in materia di sostenibilità e che rispetti le nostre sensibilità nel settore agricolo“. Parole che lasciano intuire il cul de sac in cui si è ritrovato l’esecutivo Ue a pochi mesi dalle elezioni: l’interruzione dei negoziati era una delle richiesta alla base della mobilitazione partita in Germania e Francia e allargatasi a Italia e Spagna.

Due giorni fa il nuovo primo ministro francese, Gabriel Attal, nel tentativo di placare gli animi ha dichiarato che la Francia non avrebbe approvato l’accordo commerciale. Del resto la contrarietà del presidente Emmanuel Macron è nota da tempo, con la motivazione che l’arrivo di prodotti dal sud America – con una riduzione quasi totale delle tasse di importazione – minaccerebbe il settore agricolo francese. Per questo nell’ultima fase dei negoziati l’Ue ha previsto l’imposizione di pesanti clausole ambientali per ‘bilanciare’ la competitività dei Paesi del Mercosur. Ma le proposte arrivate dai Ventisette per sbloccare le questioni ancora pendenti sono state respinte da Lula e dai Paesi del blocco, mentre la Francia ha assunto una posizione sempre più rigida sulle questione. Ora arriva lo stop. Mentre la presidenza di turno dell’Ue guidata dal Belgio valuta l’ipotesi di convocare nei prossimi giorni a Bruxelles una riunione straordinaria dei ministri europei dell’Agricoltura per dare risposte alla mobilitazione degli agricoltori.

In Italia festeggia la Coldiretti, notoriamente vicina al governo Meloni: “Lo stop all’accordo Mercosur risponde alla battaglia per fermare le importazioni sleali ed introdurre con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno”, dichiara il presidente Ettore Prandini.

Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e turismo della Lega, rivendica che “da anni” il Carroccio “contesta le condizioni di un’intesa che danneggerebbe fortemente i settori agricolo e zootecnico”. L’eurodeputato leghista Paolo Borchia, coordinatore del gruppo Id in commissione Itre e componente della commissione Trasporti Parlamento europeo, va oltre: “Bene che l’Europa si sia finalmente svegliata, ma non basta: vogliamo l’interruzione del proseguo dei negoziati che sono a tutti gli effetti importazioni sleali. Come Lega, abbiamo sempre ravvisato la mancanza di criteri analoghi sulla produzione di questi prodotti agricoli. Serve reciprocità”. Ma il dietrofront viene presentato come una propria vittoria pure dal Movimento 5 Stelle che “denuncia da sempre trattati commerciali che calpestano l’agricoltura, le piccole e medie imprese ma anche la salute dei cittadini visto che nel Sud America vengono utilizzati tantissimi pesticidi vietati in Europa”, dichiara in una nota Tiziana Beghin, capodelegazione al Parlamento europeo. “Purtroppo, così come è formulato, l’accordo antepone le multinazionali e i loro profitti economici ai diritti sociali e ai diritti umani e avrebbe conseguenze drammatiche sulla deforestazione dell’Amazzonia”.

Pochi giorni fa l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, aveva messo le mani avanti: “Ho fatto il possibile per salvare l’accordo Mercosur. Ora la palla è nel campo dell’Europa. Spetta a noi dire se lo vogliamo o no, perché da parte latinoamericana, con l’arrivo del nuovo governo argentino, la predisposizione a firmare l’accordo è più alta che mai. Bisogna vedere se la crisi attuale dell’agricoltura europea non rappresenti un ulteriore ostacolo in questo cammino”.

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