La storia di Ilaria Salis e della sua conseguente detenzione di 11 mesi nel Carcere di massima sicurezza di Budapestin “condizioni disumane”, come denunciato da lei e dal padre, Roberto Salis – ha inizio l’11 febbraio del 2023. Nella capitale ungherese è il fine settimana dedicato alla celebrazione del “Giorno dell’Onore” e per l’occasione gruppi di estrema destra da tutta Europa si sono dati appuntamento in città per commemorare un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire la presa di Budapest da parte dell’Armata Rossa. Ilaria Salis, raggiunge la capitale ungherese per schierarsi con i movimenti antifascisti che stanno organizzando una contromanifestazione di protesta. Ma sabato 11 viene arrestata. È accusata di aggressione, lesioni in concorso e di far parte di “un’associazione estremista“. Accuse per cui rischia fino a 24 anni di carcere.

Secondo l’accusa, la maestra 39enne di Monza ha aggredito, insieme ad altri manifestanti antifascisti, due persone che hanno riportato ferite lievi. Esistono delle riprese video che inquadrano i due neonazisti che vengono circondati e aggrediti a colpi di manganello. Tuttavia gli aggressori sono irriconoscibili perché hanno il volto coperto. La polizia arresta Salis in un momento successivo agli scontri, fermandola in un taxi assieme ad altri due militanti di nazionalità tedesca. Salis possiede un manganello, e questo diventa un elemento a suo carico. “Lo aveva portato con sé per un’eventuale difesa personale“, ha spiegato poi suo padre. In un primo momento, come raccontato dal Corriere, è accusata di aver preso parte a quattro aggressioni, ma per due di queste la contestazione cade: quando sono avvenute, Ilaria non era ancora arrivata in Ungheria.

La procura ungherese ha proposto un patteggiamento a 11 anni di carcere. Una richiesta che impressiona tanto quanto le immagini dell’udienza al tribunale di Budapest, dove la 39enne è arrivata con mani e piedi legati da catene, provocando una mossa ufficiale del governo italiano che ha convocato l’ambasciatore ungherese a Roma. Una mossa che però viene contestata dal padre della donna: “Credo che l’ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice”. Durante l’udienza Ilaria Salis ha denunciato di non aver potuto visionare le immagini che secondo l’accusa dimostrerebbero il suo coinvolgimento nel pestaggio e ha inoltre rivelato di non aver avuto la possibilità di leggere gli atti di accusa a suo carico, perché non sarebbero stati tradotti né in italiano né in inglese. Il processo contro la donna, per cui il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani aveva chiesto un “trattamento dignitoso”, è aperto ed è stato aggiornato al 24 maggio. E mentre il suo avvocato Gyorgy Magyar denuncia la mancanza di prove a suo carico, Amnesty International Italia chiede che le venga concessa la misura alternativa dei domiciliari.

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