Nel 2023 il prodotto interno lordo italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è salito dello 0,7% rispetto al 2022. Lo riferisce l’Istat nella stima preliminare del Pil per il quarto trimestre del 2023, anticipando che i risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 saranno diffusi il prossimo 1 marzo. Sempre martedì sono usciti anche i dati sull’andamento delle economie di Germania e Spagna: la prima si conferma in recessione, con un pil in calo dello 0,3% anno su anno come da stime preliminari del 15 gennaio e una discesa, sempre dello 0,3%, anche nell’ultimo trimestre. Bene invece la Spagna che ha chiuso il 2023 con una crescita su base annua del 2,5% e una robusta accelerazione nel quarto trimestre dello 0,6% rispetto allo 0,4% del trimestre precedente. Il Pil spagnolo ha ampiamente superato le previsioni del governo, che a inizio anno situavano la crescita su livelli di poco superiori all’1%.
Ben diversa la situazione in Italia: la Nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno prevedeva una crescita dello 0,8%, rivista al ribasso rispetto al +1% previsto nel Def: nessuna delle due stime è stata raggiunta. La variazione congiunturale del quarto trimestre, precisa l’Istat, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,1%, aggiunge l’istituto.
Nel quarto trimestre del 2023 si stima che pil in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. Il risultato fa seguito al lieve aumento registrato nel terzo trimestre (+0,1%).