Per la pista da bob è il giorno decisivo: oggi è previsto il cda di Fondazione Milano Cortina 2026 che dovrà decidere se dare il via libera all’opera da 124 milioni di euro, diventata simbolo dei ritardi e delle inefficienze nella corsa verso le Olimpiadi invernali. Mentre a Roma il Consiglio dei ministri mette all’ordine del giorno un decreto legge con “disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026″.
Ma quanto costerà l’intero evento alle casse pubbliche? Doveva essere economicamente sostenibile, invece il conto è già salito ad almeno 3,6 miliardi di euro. Dovevano essere i “Giochi dell’Autonomia“, invece la maggior parte dei fondi (2,8 miliardi) li ha stanziati lo Stato. È la grande abbuffata di Milano-Cortina 2026, ovvero quelle che 5 anni fa furono spacciate come le “Olimpiadi a costo zero“. Questo era il compresso raggiunto a fine 2018 nell’allora governo gialloverde fra la Lega (favorevole) e il M5s (prudente, per non dire contrario). Lo aveva garantito l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti: “Il governo non ci metterà nulla”. Lo aveva ribadito l’allora vicepremier Luigi Di Maio: “Lo Stato non deve metterci un euro”.
Già, perché se il Masterplan Olimpico prevedeva il pareggio tra costi e ricavi, i soldi in più necessari per le opere di contorno – prometteva la politica – li avrebbero dovuti spendere solamente le Regioni, in primis Lombardia e Veneto. Lo rivendicavano quasi con orgoglio sia Luca Zaia che Attilio Fontana (ma pure Beppe Sala): “I Giochi dell’autonomia”, li avevano appunto chiamati. Un bluff portato avanti fino al momento in cui Milano-Cortina ha ricevuto l’assegnazione dei Giochi 2026. A Losanna quel 24 giugno 2019 gli sfottò erano per Stoccolma (la sfidante sconfitta) e pure Roma, la città che invece aveva rifiutato le Olimpiadi: “Raggi non mi ha dato fiducia, Sala, Zaia e Fontana invece sì”, diceva lapidario il presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Il giorno dopo Matteo Salvini rilanciava: “Le Olimpiadi Milano-Cortina saranno le più economiche della storia“. Qualcuno, all’estero, aveva già fiutato la trappola: “Ci si può fidare degli impegni finanziari dell’Italia?”, si chiedeva il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. Attilio Fontana lo giurava: “Una ‘sola’ olimpica? No, le nostre saranno le prime Olimpiadi a sottostare alla carta del Cio, cioè risparmiose e sostenibili economicamente”. Il tacito accordo tra la Lega e le “sue” Regioni però prevedeva che prima o poi i soldi da Roma sarebbero arrivati. Dal 2019 ad oggi, anno dopo anno, il conto è aumentato a dismisura, fino a superare abbondantemente i 3 miliardi di euro (ma l’obiettivo è arriva oltre i quattro). I soldi li ha messi quasi tutti lo Stato e all’inizio dei Giochi mancano ancora due anni.
LA CANDIDATURA: SPESA DI 343,6 MILIONI – Il Masterplan Olimpico prevedeva interventi su 15 sedi di gara (con la costruzione di due sole nuove sedi e spacciando la pista da bob di Cortina come una semplice ristrutturazione). La spesa complessiva per le sedi di gara e per altri investimenti (ad esempio, i villaggi olimpici) era di 343,6 milioni di euro, di cui 202,3 milioni di finanziamenti pubblici. Il bilancio del Masterplan annunciava le Olimpiadi a costo zero: prevedeva ricavi per un miliardo e 362 milioni di euro e i costi erano parificati, anzi con un leggero avanzo di gestione di 37mila euro. Ma non erano considerate le opere non legate alle competizioni.
2019, ARRIVA GIÀ UN MILIARDO – Il primo regalo olimpico arriva con la legge di Bilancio 2020, approvata il 27 dicembre 2019. Un emendamento firmato Lega stanzia un miliardo di euro dallo Stato. Per cosa? Per le opere necessarie per “garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali”. In pratica, si parla di strade, stazioni, aeroporti, svincoli, gallerie che vanno fatte per assicurare una manifestazione accessibile. Sono le opere che le Regioni coinvolte – Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige – stando agli annunci avrebbero dovuto rifare a proprie spese. Invece, le tre Regioni più ricche d’Italia potranno rifarsi il look con i soldi dello Stato.
2020, L’ELENCO DELLE OPERE – Poi, con un decreto del Mit del 7 dicembre 2020, viene messo nero su bianco il primo lungo elenco delle infrastrutture da realizzare per la “sostenibilità” dei Giochi invernali 2026. Vengono distinte in opere essenziali, connesse e di contesto. L’allegato 3 mette in fila tutte le opere “essenziali per rendere efficienti e appropriate le infrastrutture esistenti”: si va dalla tangenziale sud di Sondrio alla variante di Longarone. Il conto previsto per lo Stato è appunto un miliardo, quello stanziato in manovra. Poi però ci sono pure le opere connesse e di contesto: è già previsto un finanziamento di 214,2 milioni, ma i fondi ancora non ci sono.
2021, ALTRI AIUTINI – Tranche dopo tranche, i soldi stanziati dallo Stato cominciano a salire. Prima altri 175 milioni aggiuntivi, poi ecco arrivare in soccorso delle Olimpiadi anche la legge di Bilancio 2022, approvata il 30 dicembre 2021. Ben 324 milioni di euro che, si legge, “integrano le risorse destinate alle opere essenziali“: il successivo 13 luglio in una cabina di regia al Mit viene raggiunta l’intesa sullo schema di ripartizione tra le Regioni di questa ulteriore fetta di denaro pubblico. Ad agosto 2022 nel decreto Aiuti bis spunta un altro stanziamento di altri 400 milioni di euro. Ma nel frattempo è già cominciata la grande abbuffata sui Giochi.
2022, SI SALE A 3,3 MILIARDI – L’elenco delle opere, infatti, si gonfia nel maggio 2022 con il piano degli interventi predisposto da Luigi Valerio Sant’Andrea, commissario straordinario governativo di Simico (Società infrastrutture Milano-Cortina). Due le categorie degli interventi: quelli “essenziali-indifferibili” che servono per lo svolgimento delle gare, quelli “essenziali” che riguardano opere pubbliche (strade, ferrovie, ponti…) connesse ai Giochi. Le prime sono 28, per una spesa di 335 milioni di euro. Le opere “essenziali” sono 61, per una spesa di 2,97 miliardi. Senza le prime, le gare non si possono disputare. La seconda categoria raccoglie le richieste più diverse (anche lontane dalle sedi olimpiche) delle amministrazioni interessate a Milano-Cortina. Il totale raggiunge una prima cifra astronomica di 3,3 miliardi di euro.
SETTEMBRE 2022, MANCANO 932 MILIONI – Passano solo pochi mesi e il dpcm del 26 settembre 2022 fa registrare una sorpresa. Mancano altri 932 milioni, ovvero una somma che “richiede ulteriori necessità finanziarie da recuperare”. Gli elenchi precedenti vengono leggermente ritoccati, con il totale che passa a 3,27 miliardi di euro. Il dpcm spiega che non bastano per esaudire tutto il libro dei sogni degli amministratori pubblici, affamati di opere. Servirà quasi un altro miliardo di euro, che farebbe lievitare il conto totale sopra i 4 miliardi. Niente male per un’Olimpiade a costo zero.
2023, IL CONTO SI GONFIA ANCORA – I numeri continuano a ballare nel 2023. Il commissario di Simico in aprile prepara un nuovo elenco aggiornato: le opere indifferibili sono diventate 37, quelle essenziali 65. La spesa complessiva è di 3,16 miliardi finanziati e di 294 milioni da reperire. Bisogna attendere settembre 2023: il decreto con cui il governo comincia a concretizzare la spesa (già stanziata) di altri 400 milioni di euro. Il totalizzatore si ferma a 3,19 miliardi di copertura finanziaria, a cui vanno aggiunti altri 413 milioni da reperire. Il conto arriva quindi a circa 3,6 miliardi di euro, ovvero 150 milioni in più rispetto alla primavera. L’elenco delle opere rimane quasi identico (in totale 110 interventi), ma non è facile leggere i vasi comunicanti del denaro. Ad esempio, a Baselga di Pinè era prevista una spesa di 50 milioni di euro per l’impianto di pattinaggio, che però sarà realizzato nella Fiera di Milano (con contributo dell’Ente Fiera), eppure ai trentini verrà data una compensazione di circa 20 milioni, mentre l’eccedenza viene impiegata in altri interventi. Di sicuro, per le opere finanziate, lo Stato si sobbarca quasi tutta la spesa: 2,8 miliardi di euro. Il resto se lo dividono Regioni, province, Comuni e (sulla carta) alcuni privati. Una montagna di soldi per le Olimpiadi della neve, una torta che si perde in mille, imperscrutabili rivoli. Sulla vetta una domanda: a quanto si fermerà il consuntivo?