Secondo l’accusa decine di anziani ospiti di una casa di riposo a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, erano stati maltrattati, umiliati e picchiati per anni. La situazione si era acuita durante il periodo del Covid. Il Tribunale ha confermato tutte le accuse e ha inflitto cinque condanne agli operatori sanitari della struttura “Monumento ai caduti”, anche se inferiori rispetto a quelle che erano state chieste dal pubblico ministero. In totale le condanne sono arrivate a 23 anni, a fronte dei 38 complessivi richiesti. La sentenza è stata letta dal giudice per l’udienza preliminare Benedetta Vitolo che ha escluso l’esistenza di un legame tra i maltrattamenti e la morte di una delle anziane e ha ridotto il numero delle parti civili da risarcire. Otto anni di reclusione sono stati inflitti a Davide Barresi, 54 anni, detenuto, a cui venivano contestate anche le violenze sessuali ai danni di otto anziane ospiti. Il Pm Andrea Petroni aveva chiesto per lui 12 anni. Sono stati inflitti 6 anni a Fabio Danieli, di 47 anni, e cinque anni a Maria Grazia Badalamenti, di 62 anni, entrambi detenuti. Anna Pollazzon, di 61 anni, e Mergie Rosiglioni, di 66 anni, entrambi ai domiciliari, sono state condannate rispettivamente a due anni e 4 mesi. L’aggravante relativa al decesso per insufficienza cardiorespiratoria di un’anziana, avvenuto nel febbraio 2023, era stata contestata a quattro degli imputati (escluso Barresi).

Malumore è stato manifestato da alcuni familiari visto che dai risarcimenti sono rimaste escluse le persone non direttamente coinvolte nelle violenze. La lettura del dispositivo della sentenza è avvenuta nell’aula bunker di Mestre. Alcuni commenti raccolti: “Questa non è giustizia, non è vero che la legge è uguale per tutti. La pena non riguarda solo gli imputati, ma anche le loro vittime. Per noi figli e parenti questa vicenda non si cancellerà e ci tormenterà per tutta la vita a causa delle sofferenze patite dai nostri cari”. La loro attenzione si sposta ora nei confronti dell’amministrazione della casa di riposo, a cui chiederanno i danni perché sostengono di aver segnalato quelle che apparivano come disfunzioni o negligenze degli operatori. Adesso c’è il sospetto che si trattasse di un modus operandi inutilmente denunciato per anni.

La Rsu è gestita dal 2018 dall’Impresa socio-sanitaria Veneto Orientale (Isvo), una società pubblica-privata. La struttura è accreditata dalla Regione Veneto per accogliere in regime residenziale ospiti di 1° e 2° livello di non autosufficienza e in stato vegetativo permanente (Svp).

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