Le province autonome di Trento e Bolzano sono tra le aree europee con le più alte aspettative di vita alla nascita: questo è quanto emerge dai dati pubblicati da Eurostat 2023. In particolare, nella provincia di Trento per le donne si è registrata una media di 86,7 anni (seconda media più alta nel continente). La provincia autonoma di Bolzano, si trova invece tra le prime dieci regioni europee per aspettativa di vita alla nascita degli uomini, con una media di 81,8 anni. La Campania, con valori della speranza di vita di 78,8 anni per gli uomini e di 83,1 per le donne, resta invece la regione dove si vive meno a lungo. Questa violentissima differenza statistica (circa ben 3 anni di vita in meno), che non si può certo spiegare solo con diversi ed eventualmente scorretti stili di vita individuali, è intervenuta negli ultimi 40 anni circa; prima, le province di Napoli e Caserta (e di conseguenza la Campania) erano in perfetta media nazionale e ricevevano pure eguale compenso per quota capitaria dal Servizio sanitario.
Quale disastro, quale bomba atomica, è scoppiata in questi 40 anni tale da giustificare un divario così grande e ancora ingravescente? Grazie ai dati ormai prodotti in maniera regolare da Ispra, esistono ben chiare differenze tra i primi della classe – Trento e Bolzano e anche Friuli – e Campania in rapporto all’assenza di impianti e di tracciabilità certificata dei rifiuti speciali: lo scorretto smaltimento dei rifiuti speciali e tossici e la obbligata conseguenza del loro ultradecennale scorretto smaltimento sulla salute pubblica, con la presenza di migliaia di siti inquinati giammai bonificati in Campania ormai da molte decine di anni.
“La Campania spicca in Italia sia per numero assoluto (2.746 siti) che in termini relativi rispetto al totale dei procedimenti in corso (86%). Ciò è dovuto alla presenza in regione Campania di numerosi e molto estesi ex SIN che, al momento della deperimetrazione e conseguente passaggio alla competenza regionale, erano costituiti da molte aree per le quali non era stato ancora avviato il procedimento di bonifica. Ben 2.626 procedimenti sui 2.746 in fase di notifica rispondono a tale caratteristica di ex SIN. (Figura 5-3 pag 66. Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: secondo rapporto sui dati regionali, Ispra 2023)”
Tutto questo è accaduto nei soli ultimi 40 anni in Campania, mentre a Trento e Bolzano zero siti da bonificare! Se prendiamo in considerazione tutti insieme i tre principali report da poco editi da Ispra sui rifiuti urbani (dicembre 2023) , sui rifiuti speciali (luglio 2023) e sui siti inquinati da bonificare e/o già bonificati (giugno 2023) l’evento – pari ad una bomba atomica come conseguenze negative sulla salute pubblica regionale campana – viene ad essere ben identificato: la (voluta) assenza di impianti e discariche a norma sul territorio campano e la conseguente comparsa di migliaia di siti e discariche inquinate non a norma che diventa sempre più difficile e costoso bonificare.
Ricapitoliamo in sintesi quanto ci dicono i vari report Ispra 2023, letti tutti insieme. I rifiuti, e in tutta Italia, si dividono in:
1) Rifiuti urbani: 29 mil/tonn/anno (Ispra dicembre 2023) in costante diminuzione;
2) Rifiuti speciali legalmente dichiarati con solo Mud cartaceo (quindi obbligatoriamente sottostimati e facilmente oggetto della cosiddetta “truffa del giro bolla” con cambio del codice CER specie per i rifiuti speciali pericolosi ancora oggi ): 165 mil/tonn/anno (Ispra luglio 2023) in costate incremento;
3) Rifiuti oggetto di gestione illegale = considerando una media del 30 % di evasione fiscale sui manufatti che producono rifiuti speciali autocertificati tramite MUD cartaceo è una quota che può essere stimata da un minimo di 25 ad un massimo di circa 50 mil/tonn/anno (in costante incremento);
4) Rifiuti speciali legalmente importati: circa 7 mil/tonn/anno (Ispra luglio 2023).
Pertanto in totale l’Italia produce (e i cittadini si dovrebbero preoccupare di smaltire correttamente) un totale di 29 + 165 + 25/50 + 7 = 201/225 milioni di tonnellate di rifiuti in totale pari ad oltre 10 kg pro capite/die rispetto ai soli 1.3 kg pro capite/die di soli rifiuti urbani di cui ci occupiamo troppo e anche male. Se i cittadini italiani arrivassero al 100% di raccolta differenziata degli rsu avrebbero raggiunto il riciclo di non più di 0.8/1 kg su 10 kg dei rifiuti prodotti ogni giorno. E non esiste ancora controllo certificato ma solo cartaceo (“truffa del giro bolla!”) del corretto riciclo o smaltimento degli oltre 9 kg/die che restano. Il sistema di tracciabilità Rentri non è ancora operativo e non lo sarà almeno prima del 2025! Neanche per i soli rifiuti speciali pericolosi e tossici pari a circa 10 milioni/tonn/anno.
Questa è la vera “bomba atomica” scoppiata in Campania (e in Italia) che ha fatto perdere così tanti anni di aspettativa di vita media negli ultimi 40 anni. E che continua, imperterrita, a deflagrare e uccidere ogni giorno ancora oggi!