di Francesca Conti*

“Vorrei che la città tornasse un po’ ai cittadini e non fosse solo schiacciata dal turismo, il turismo andrebbe gestito. Stiamo parlando di una città dell’Unesco, […] in questi ultimi 8 anni la città si è molto alienata dalle sue origini, non c’è più un negozio, una bottega normale ma tutte esclusivamente per turisti con gadget, souvenir e questo andrebbe frenato. È già tardi e non si torna più indietro, perché dopo che una città è diventata meretrice sarà difficile farla tornare vergine. E se non si mette adesso un freno assoluto, non vedo più speranza”. Queste sono le parole esatte pronunciate dalla direttrice della Galleria dell’Accademia, Cecilie Hollberg, che hanno innescato un dibattito in città e non solo. La giunta fiorentina ha espresso la propria indignazione tramite la vicesindaca Alessia Bettini che ha parlato di offesa infamante verso tutti i fiorentini. Il ministro Sangiuliano ha minacciato provvedimenti, tanto che Hollberg si è scusate per l’utilizzo del temine ‘meretrice’.

Firenze come la grande meretrice di Babilonia, anche Savonarola, Calvino e Lutero utilizzarono la metafora per accusare la chiesa di Roma. Insomma Hollberg non ha certo utilizzato un termine volgare ma ha espresso un concetto con forza. Peraltro non era la prima volta che lo utilizzava. Anche Tomaso Montanari in occasione della sfilata di Gucci in Palazzo Pitti aveva parlato di prostituzione, lo stesso Montanari che partecipando a Report insieme ad alcuni esponenti del laboratorio politico perUnaltrcittà aveva definito Firenze “una città all’incanto che se la prende chi paga di più”.

Puntare l’attenzione sul termine ‘meretrice’ serve chiaramente a spostare l’attenzione sulla forma e non sui contenuti, a guardare il dito mentre indica la luna. La discussione scaturita dalle parole di Hollberg manca nella maggioranza dei casi il punto centrale, ovvero che la città è diventata invivibile per le persone normali: lavoratori, studenti, pensionati. Firenze si avvia nel 2024 a diventare la città con gli affitti più cari d’Italia, gli affitti brevi si sono mangiati gli appartamenti nel centro storico e non solo, gli studentati di lusso spuntano come funghi dal centro ai quartieri più periferici, gli sfratti spesso per trasformazioni in affitti brevi sono all’ordine del giorno, i grandi gruppi immobiliari continuano a fare shopping di edifici storici in città.

Secondo Repubblica, l’amministrazione cittadina solo pochi giorni fa ha dato il via libera alla Asl Toscana Centro per il cambio di destinazione d’uso in abitativa dell’ex ospedale San Giovanni di Dio. La stessa Repubblica ipotizzava appartamenti di lusso, mentre l’amministrazione si è affrettata a dichiarare che vi sarebbero stati realizzati appartamenti in social housing per risolvere la crisi abitativa. Parole non confermate da nessun documento o progetto.

Nel dibattito cittadino tra chi se la prende con il turismo mordi e fuggi e chi, come Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi e della Fondazione Cr Firenze, approfitta per sostenere la causa degli albergatori contro gli affitti turistici brevi, sembra mancare sempre il punto centrale ovvero che il turismo è un settore che crea lavoro povero e precario e che non redistribuisce la ricchezza che estrae dai territori. Non solo, a Firenze il turismo rappresenta soltanto il 7% del Pil, quindi la vulgata che Firenze vive di turismo è assolutamente smentita dai dati Irpet. Firenze vive di manifatturiero, servizi, commercio e, per il 7%, di turismo.

Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative che si terranno a inizio giugno tutti si sono accorti dei disagi che il turismo non gestito porta alla città, viene da chiedersi allora perché né Pd né destra si oppongano alla nuova pista parallela dell’Aeroporto di Firenze che farà sbarcare altri milioni di viaggiatori a Firenze. Con la pista attuale ne sono sbarcati 3 milioni.

Se per fare cassa si è pronti a svendere gli edifici pubblici ai grandi gruppi immobiliari, se si è disposti a cementificare la piana fiorentina per far sbarcare ulteriori milioni di turisti in città, se si fanno solo provvedimenti spot per fermare gli affitti turistici brevi solo nelle zone dove la situazione è satura e non nel resto della città, c’è poco da indignarsi per le parole. Rendita, svendita e speculazione sono forse i termini più adatti alla situazione fiorentina.

* direttora La città invisibile, rivista di perUnaltracittà

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