La presentazione delle nuove previsioni economiche del Fondo monetario internazionale sono anche l’occasione per fare il punto sulle ricadute della guerra in Palestina. Il prodotto interno lordo di Gaza e Cisgiordania si è contratto lo scorso anno del 6%, fa sapere il Fmi. Un crollo di nove punti percentuali rispetto al + 3% previsto solo 4 mesi fa che fa seguito al collasso pressoché totale dell’attività economica nella Striscia nel quarto trimestre. Una profonda contrazione dell’attività produttiva ha colpito anche la Cisgiordania in seguito alla stretta alla mobilità imposta da Israele e al deterioramento della situazione di sicurezza. Il Fondo rileva inoltre che il traffico di navi porta container nel mar Rosso si è ridotto del 30% per effetto degli attacchi delle milizie yemenite a navi che presentino un qualche collegamento con Israele come forma di ritorsione per i bombardamenti su Gaza. Nella prima metà del 2023 gli scambi commerciali attraverso il Canale di Suez rappresentavano il 12% del commercio globale e il 30% del traffico globale di container.

Guardando al futuro il Fondo include tra i rischi per la crescita la possibilità che il conflitto in Palestina possa allargarsi all’intera regione da cui proviene il 35% del petrolio esportato nel mondo e il 14% del gas. La prosecuzione degli attacchi nel mar Rosso sono un altro fattore di rischio. I costi di spedizione dei container sono già aumentati notevolmente e la situazione in Medio Oriente rimane instabile. Un’ulteriore frammentazione geoeconomica potrebbe anche limitare il flusso transfrontaliero di materie prime, causando un’ulteriore volatilità dei prezzi, avverte il Fmi.

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