Non bastava la revisione fortemente migliorativa delle stime di crescita per il 2024, con un Pil ora visto in crescita del 2,6%. A gettare dubbi sull’efficacia delle sanzioni occidentali nei confronti di Mosca arriva anche il dato sui profitti record delle banche russe. Nel 2023 gli utili hanno superato i 36 miliardi di euro (3,3 trilioni di rubli) grazie al forte aumento delle erogazioni di prestiti per l’acquisto di case, al consumo e alle imprese. A segnalare, secondo la banca centrale russa, che l’economia è riuscita ad assorbire il colpo delle sanzioni . I profitti bancari valgono 16 volte quelli del 2022, un dato che ha stupito la stessa banca centrale che si attendeva un più modesto monte utili di 11 miliardi di euro. Anche perché dopo essere stato “espulso” dal network bancario internazionale Swift, le banche russe hanno difficoltà ad interfacciarsi con i mercati occidentali. Molti dei finanziamenti erogati alle aziende russe servono anche per acquistare le divisioni messe in vendita dai gruppi occidentali che, volenti o nolenti, hanno dovuto abbandonare il mercato locale.
Nel complesso i prestiti sono cresciuti del 34,5% grazie anche agli stimoli governativi a sostegno della domanda interna. Il tasso ufficiale della banca centrale è alto (16%) il che, come accaduto in minor misura negli ultimi due anni in Occidente, consente alle banche di ricavare parecchio dal margine di intermediazione (differenza tra interessi corrisposti ai depositanti e quelli fatti pagare sui finanziamenti erogati). I sussidi a favore di chi deve comprare casa alleggeriscono però questo fardello e la possibilità che gli incentivi vengano ridimensionati in un futuro più o meno prossimo ha fatto sì che in molti si affrettassero ad accendere un mutuo. Sebbene queste condizioni non possano durare all’infinito e possano generare qualche disequilibrio rallentando la futura generazione di profitti, gli analisti non si attendono a breve particolari rischi per il settore bancario russo. C’è chi spera in una rinnovata efficacia delle sanzioni con l’introduzione di quelle cosiddette “secondarie” da parte degli Stati Uniti che colpiscono anche le controparti che fanno affari con Mosca. Tuttavia anche queste misure escludono tutto ciò a che fare con il business delle materie prime energetiche riducendone drasticamente e non sembrano quindi rappresentare un elemento di rottura. La borsa russa si attende che quest’anno 20 nuove quotazioni sul listino, in deciso aumento rispetto al 2022. Un altro piccolo segnale che per ora in Russia continua ad essere “business as usual”.