Ora è sempre più chiaro: Matteo Salvini ha messo gli occhi e le mani sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Troppo ghiotta l’occasione dei “Giochi dell’autonomia”, che si disputeranno in larga parte tra le Regioni leghiste Veneto e Lombardia, per non pensare a un tornaconto elettorale. Da una parte c’è il rischio di una figuraccia mondiale sulla pista da bob a Cortina: Salvini si è intestato la paternità del nuovo progetto, ribattezzato “Cortina light bis“, che ha tempi strettissimi e deve ancora ricevere il via libera definitivo. Il leader della Lega però vuole a tutti costi la sua cattedrale ai piedi delle Tofane. E non finisce qui. Da titolare del ministero dei Trasporti, Salvini ha messo nel mirino anche lo sterminato elenco di opere infrastrutturali collegate ai Giochi: una torta che, come ricostruito da ilfattoquotidiano.it, ad oggi vale già oltre 3,6 miliardi di euro ed è destinata ancora ad ingrossarsi. E così ecco il decreto Olimpiadi, portato in fretta e furia nel consiglio dei ministri di martedì 30 gennaio: cinque interventi passano direttamente sotto il controllo di Anas, quindi del ministero, mentre gli attuali vertici di Simico (la società Infrastrutture Milano-Cortina che appunto si occupa di tutte le opere legate all’evento) sono a rischio siluramento. Salvini ha due settimane di tempo per decidere, ma l’effetto è già evidente: Simico ne esce depotenziata, se non commissariata, mentre l’intera partita passa in mano al leader della Lega.

L’antefatto – Quando il 24 giugno 2019 a Losanna Milano-Cortina vince la corsa per l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026, tra chi esulta c’è anche lui: Salvini, all’epoca vicepremier e ministro dell’Interno del governo gialloverde. D’altronde, sono di fatto le Olimpiadi della Lega, del tandem di governatori Attilio Fontana e Luca Zaia: vengono non a caso ribattezzati i “Giochi dell’Autonomia”. Salvini nei mesi precedenti aveva lavorato ai fianchi, insieme a Giancarlo Giorgetti, gli alleati di governo M5s, per ottenere l’appoggio (e i soldi) di Roma alla candidatura delle due Regioni leghiste. Mentre pubblicamente i promotori dei Giochi parlavano di Olimpiadi “a costo zero” per lo Stato, Salvini nelle sue interlocuzioni istituzionali era già chiaro: “Il governo dovrà trovare i fondi, viva le Olimpiadi”. Certo, le cifre di cui si parlava all’epoca – circa 400 milioni di euro – erano comunque di 10 volte inferiori al conto che viene presentato oggi. Dopo il successo dell’aggiudicazione dei Giochi leghisti, però, per Salvini comincia l’estate del Papeete e del mojito, quella in cui farà naufragare il governo Conte 1.

Il ritorno in campo – La data cruciale è il 5 dicembre 2023. Sono passati 4 anni, Salvini è tornato vicepremier – ma del governo Meloni – ed è ministro delle Infrastrutture. A Palazzo Chigi si discute della grana del bob: Forza Italia spinge per riesumare la pista piemontese di Cesana, mentre l’ipotesi di un impianto a Cortina pare definitivamente tramontata. Il Cio non vuole cattedrali nel deserto e gradirebbe la soluzione già proposta dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: fare le gare di bob, slittino e skeleton all’estero. Da mesi Luca Zaia protesta, perché la sua Cortina e il suo Veneto si ritroverebbero con in mano un pugno di competizioni (in pratica, lo sci femminile e il curling). A sorpresa, Salvini entra a gamba tesa sul dossier Giochi e pista da bob, promettendo una soluzione per Cortina, ma in versione light. L’intervento in soccorso di Zaia ribalta tutto: il leader della Lega si intesta battaglia e progetto, snobbando tutte le incognite sollevate da più fronti, sia ambientali che economici. Le imprese, fino a quel momento, si erano infatti rifiutate di sobbarcarsi la costruzione della pista nei tempi e con il budget previsti. È bastato qualche ritocchino di Salvini – tagliando principalmente su parcheggi e museo – ed ecco arrivare la proposta del colosso Pizzarotti di Parma. Restano però il parere negativo del Cio e delle Federazione internazionali, così come la necessità di predisporre un piano B (all’estero) perché i tempi sono davvero risicati. Con un rischio, dietro l’angolo: costruire la pista, spendendo circa 124 milioni di euro di soldi pubblici, e non riuscire a usarla per le Olimpiadi. Sarebbe un fallimento clamoroso, ma oggi a Salvini interessa intanto far partire il cantiere.

Le mani sui Giochi – Firmando il progetto bis per la pista a Cortina, Salvini di fatto serve uno smacco a Simico, che ha gestito l’intero dossier. È un primo atto di sfiducia nei confronti del commissario Luigivalerio Sant’Andrea. Il secondo arriva appunto con il decreto Olimpiadi, approvato dal cdm il 30 gennaio: Simico, la società che dovrebbe realizzare le infrastrutture di Milano-Cortina, finisce definitivamente nel mirino di Salvini. Con la scusa dei lavori in ritardo e con l’obiettivo di prendere sotto la sua gestione un elenco di opere che vale complessivamente la cifra astronomica di 3,6 miliardi di euro, il leader della Lega mette in atto due mosse. Innanzitutto, avvia il depotenziamento di Simico, affidando ad Anas cinque interventi, per un valore complessivo di quasi 200 milioni di euro. Soprattutto, metto sotto scacco tutti i vertici di Società Infrastrutture, a partire dal commissario Sant’Andrea. Infatti, il decreto introduce la nuova figura di un consigliere “con attribuzioni in materia di monitoraggio e coordinamento delle attività di internal auditing e rendicontazione”. Inoltre, attribuisce a Regione Lombardia la nomina di un altro consigliere. È un escamotage per poter nominare tutti i cinque membri della governance di Simico. In linea teorica, Sant’Andrea potrebbe anche essere riconfermato, specialmente se decidesse di firmare il contratto e dare il via libera definitivo alla pista da bob a Cortina. Salvini ha due settimane di tempo per decidere e un mese per nominare eventuali nuovi vertici. In ogni caso, chi guiderà la Società che ha il compito di realizzare tutte le opere legate alle Olimpiadi d’ora in avanti dipenderà direttamente dal leader della Lega, con l’ombra di Anas pronta a subentrare nuovamente. In altre parole, Salvini si è preso le Olimpiadi.

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