di Maurizio Contigiani
Jannik Sinner è un ragazzo serio, intelligente, modesto, discreto, equilibrato ed è anche per questo che oggi è un campione. A 14 anni è andato via da casa, ha studiato, ha cucinato, si è fatto il bucato da solo. E’ diventato uomo in fretta, proprio come si usava parecchie decine di anni or sono. Sempre così dedito al sacrificio tanto da riuscire a tirar fuori ogni goccia del suo straordinario talento sfruttando doti senz’altro comuni a molti ragazzi ma che, tra un aperitivo e l’altro, non sono nelle condizioni di far emergere.
Sono convinto che Jannik sia anche un ragazzo estremamente onesto, lo si evince dal comportamento tenuto sul terreno di uno sport in cui sei solo con te stesso, con le tue paure e il tuo coraggio, sei solo sotto gli occhi di tutti e tutti possono vedere chi sei e come ti comporti e non capisco il motivo per cui un ragazzo del genere, un uomo del genere, possa essere cittadino monegasco solo perché lo era anche il suo ex allenatore, perché lì ci si può allenare con tanti altri “campioni” e andare al supermercato con “zero problemi”.
A Montecarlo ci vanno i più ricchi del mondo a cui non basta essere così ricchi. Potrebbero vivere da re anche se una parte dei loro soldi andassero per il bene del proprio Paese. Il mondo non è bello perché è vario, il mondo è sempre lo stesso e non basta essere bravi, buoni e belli: quando si parla di soldi siamo tutti uguali, anche negli istanti in cui conviene sentirsi più altoatesini che sudtirolesi.