“Paolo Bellini non era alla stazione di Bologna” il 2 agosto 1980 quando una bomba squarciò la sala di attesa di seconda classe e provocò 85 morti e 200 feriti. È il collegio di difesa di Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia Nazionale, condannato in primo grado all’ergastolo, a sostenere che un fotogramma di un orologio estrapolato dal video del turista Harald Polzer, girato in stazione poco dopo l’attentato, scagionerebbe la “primula nera” che ha girato per anni con la falsa identità di Diego da Silva ed è stato un killer di ‘ndrangheta, ma ha sempre negato la responsabilità del massacro della stazione. Per i legali di Bellini – arrestato lo scorso giugno per le minacce alla moglie e al magistrato che lo hanno condannato in primo grado – è la prova che l’uomo ripreso in stazione la mattina dell’attentato, il 2 agosto 1980, e identificato dall’ex moglie Maurizia Bonini come l’ex terrorista reggiano sarebbe in realtà un’altra persona.
Il “fotogramma dell’orologio” – “C’è il fotogramma del video che abbiamo estratto dalla copia analogica che abbiamo fatto all’Archivio di Stato – ha detto l’avvocato Antonio Capitella – da cui emerge che l’orologio di una signora che stava dietro al presunto Bellini segna un orario che può essere le 13.15 o le 12.15, incompatibile con la sua presenza a Rimini alle 11.30 come dice la moglie”. Il legale e il collega Manfredo Fiormonti hanno quindi chiesto alla Corte di acquisire il filmato custodito presso l’Archivio di Stato di Bologna per estrarne copia analogica e poi svolgere una perizia tecnica, per accertare l’orario segnato sull’orologio indossato al braccio sinistro dall’anonima signora. Oltre a Bellini, a processo sono anche l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (l’unico imputato presente in aula), accusato di depistaggio e condannato in primo grado a sei anni e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, accusato di false informazioni al pm, condannato a quattro anni. Bellini è stato collegato in video dal carcere di Spoleto, dov’è detenuto dallo scorso giugno, perché il Dap ha negato il trasferimento dall’istituto penitenziario umbro a quello bolognese della Dozza per motivi di sicurezza. Già dalla prossima udienza però la situazione potrebbe cambiare, dopo che i difensori di Bellini, avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, hanno chiesto alla Corte di consentire al loro assistito di partecipare di persona alle udienze.
Il video e la testimonianza che hanno incastrato Bellini – L’ex terrorista, che aveva incassato una archiviazione salvo essere revocata proprio per il video, per i giudici della Corte d’assise era sicuramente lì e la dimostrazione è proprio nelle immagini del turista. “Si deve necessariamente partire dalla constatazione – si leggeva nelle motivazioni – della prova granitica della presenza di Bellini il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, poiché egli fu ripreso in alcuni fotogrammi di un filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer, che si riferiscono ad un momento di pochi minuti successivo alla deflagrazione”. Come i magistrati hanno ritenuto di avere la certezza che il giovane con i baffi inquadrato dalla telecamera di Polzer fosse proprio Bellini? “La predetta conclusione è autorizzata da un altro elemento, che è sopravvenuto nel corso dell’istruttoria dibattimentale e che era, invece, ancora incerto nella fase delle indagini preliminari, consistente nell’avvenuto riconoscimento dell’imputato in termini di certezza da parte di Maurizia Bonini all’udienza del 21 luglio 2021″. Si tratta dell’ex moglie di Bellini, che ha riconosciuto l’ex marito nel filmato registrato pochi minuti dopo l’esplosione alla stazione di Bologna. La donna e il figlio sono finiti sotto protezione per le minacce che l’uomo, intercettato, rivolgeva a lei e al figlio del giudice che ha firmato la sentenza.
Secondo i giudici di primo grado la deposizione della donna segna infatti “due profili decisivi”. “Da un lato la donna ha demolito l’alibi che all’epoca permise di scagionare Bellini, affermando che la mattina del 2 agosto 1980 questi arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l’ora di pranzo”. Dall’altro, appunto, Maurizia Bonini “ha riconosciuto l’ex marito nel filmato di Polzer, girato alla stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, mentre camminava sul binario 1, subito dopo l’esplosione”, avvenuta alle 10.25. “È lui. Forse ha i capelli un po’ indietro ma la parte bassa del viso, la fossetta… Lo riconosco ancora meglio nell’immagine trasmessa dal telegiornale” aveva detto la donna. Secondo l’alibi fornito e poi demolito Bellini sarebbe arrivato a Rimini alle 9, proseguendo poi assieme alla moglie, ai figli e a una nipote per il Passo del Tonale. Una dinamica incompatibile con la sua presenza a Bologna verso le 10 e 25. Ma è una versione che è stata smentita dal video e dalle dichiarazioni della donna.
Nella storia del procedimento è entrato anche Carlo Maria Maggi, ex capo di Ordine Nuovo, condannato per la strage di Brescia e ora deceduto, che parlando con il figlio disse di essere a conoscenza della riconducibilità dell’attentato alla banda Fioravanti e che all’evento partecipò un “aviere“, che portò la bomba. Proprio Bellini era infatti conosciuto nell’ambiente dell’estrema destra per la passione per il volo tanto che conseguì il brevetto da pilota ed era appunto chiamato l’aviere.
La parte civile – “Come collegio di parte civile che rappresenta i familiari delle vittime, a fronte del fotogramma depositato dalla difesa Bellini, ribadiamo di essere assolutamente tranquilli e oggi stesso in udienza saremmo stati pronti a fornire adeguate ed efficaci risposte, volte a smontare l’asserito ‘elemento di prova’ – dicono gli avvocati Andrea Speranzoni, Alessandro Forti, Lisa Baravelli e Alessia Merluzzi, difensori dei familiari delle vittime della strage -. La trattazione della questione – spiegano i legali – è stata tuttavia riservata dalla Corte di Assise di Appello di Bologna all’udienza del 7 di febbraio. Non riteniamo per ora opportuno anticipare gli argomenti che già possediamo e che svolgeremo diffusamente nel contraddittorio fra una settimana, in aula. Siamo tuttavia consci della nostra forza e razionalità argomentativa“.