Un libro corale, a più voci. Un romanzo psicologico e d’amore al tempo stesso, con al centro una donna (un libro insomma che potrebbe intitolarsi “Conoscere una donna”, proprio come il libro di Amos Oz, dove però la donna raccontata è morta, e il marito cerca di ridefinirne il profilo misterioso).
“Il dolore che ho dentro voglio tenerlo per me”, dice Jasmine. Insomma mette subito le mani avanti: non ha nessuna intenzione di parlare del suo passato al marito Fil, diminutivo di Filippo. Non solo: gli chiede, per favore, di starne lontano. “Non sono pronta, non sono pronta a condividere questo dolore che porto dentro”.
Lui sembra volerla assecondare. “Dipingere ti fa stare bene?”.
“Sì, dannatamente bene. Quando dipingo, mi dimentico di essere stata sola al mondo.”
La coppia vive con i figli in un piccolo borgo dell’Umbria. Si sono conosciuti a Perugia, ai tempi spensierati dell’università. Sono una bella coppia, felice. C’è intesa tra loro, ma c’è anche il mistero che avvolge il passato di lei. E così un giorno, Filippo detto Fil non resiste, e infrange la promessa di non indagare sul passato della moglie. Quando Jasmine lo scopre, non esita a lasciarlo. Il meccanismo si è rotto. Lei si sente tradita dall’unica persona al mondo di cui si fida. In fondo, gli aveva chiesto una sola cosa… La coppia si separa, ma in casa. Lui al piano di sopra, lei in quello di sotto. Nessun contatto, però. Neanche un saluto. Sono vicini in linea d’aria, ma lei, Jasmine, è lontana. Avvolta nei suoi misteri. Nel suo disappunto, perché si sente tradita.
Lui, Fil, è disperato. Vorrebbe riavvicinarsi alla moglie, farebbe di tutto per starle accanto, farci l’amore, condividere tutto come un tempo.
“Ah, Jasmine, se tu potessi vedermi oggi per come mi sento, per cosa sono davvero, ti si spezzerebbe il cuore. Lo so che spesso i tuoi comportamenti non sono stati in linea con i tuoi desideri, lo so. Non importa. Capita anche a me. Capita a tutti. Ma adesso sono qui, sono sempre stato qui, non mi vedi? Sono alla finestra, ti sto aspettando.”
Il mistero (un po’ come succede nei gialli) avrà una spiegazione nel finale. Il lettore ha un punto di partenza, un indizio, una parola sulla quale interrogarsi: il titolo del libro, “Tricotillomania” (il disturbo di chi si strappa capelli oppure peli). Ha un indizio anche il marito, fin dal primo giorno: Jasmine si aggiusta sempre una ciocca di capelli.
Bene, i due indizi hanno un legame. Forte. Come un legame altrettanto forte – la Piazza per sottolinearlo usa un linguaggio con sfumature liriche – ce l’hanno le tre voci narranti (ce n’è una quarta, più debole delle altre, ma funzionale alla narrazione): hanno un legame fortissimo con la parola amore. Amore di coniugi, di amanti, di figli. Le strade che portano o allontanano dall’amore, si sa, possono anche fare male. Alla fine, comunque, almeno un po’ di più, conosceremo una donna.