Dal primo febbraio il costo della benzina al litro è passato da 30 Cup ($ 0,12) a $ 1,10 la regular e $ 1,30 la especial. Ora si paga in valuta, non più in pesos. Un aumento di circa il 500% che colpisce, oltre agli automobilisti, trasporto pubblico ed energia elettrica, che raddoppieranno. D’altra parte benzina e bolletta della luce a Cuba erano le più economiche del pianeta, sebbene il petrolio locale sia troppo pesante da essere impiegato per l’autotrazione e non copra neanche il fabbisogno locale dell’elettricità, per cui il governo deve comprare all’estero la materia prima.
La scintilla è però scoccata due anni fa, con l’avvento dei MiPyme.
Controrivoluzione economica
Nel settembre 2021, il governo cubano – reduce dalla disastrosa pandemia – spalancò le porte all’imprenditoria privata, inaugurando un nuovo registro delle attività in proprio, sotto la sigla MiPyME
(Micro, pequeñas y medianas empresas). Un passo epocale, nel solco di quello compiuto nel 1993, quando Castro autorizzò l’impresa individuale, i cuentapropistas.
Da allora la schiera dei neo-imprenditori, partiti con attività familiari – piccoli bed & breakfast e ristoranti – ha fatto passi da gigante, conquistando il settore alimentare import, sostituendo così lo Stato nel commercio al dettaglio, oggi confinato in poche strutture dove si può pagare solo con carta di debito in MLC – Moneda libremente convertible – una sorta di valuta virtuale dal cambio alla pari con dollaro ed euro.
Dalle 35 microimprese pioniere di due anni fa, oggi Cuba registra quasi 9.000 MiPyme (di cui oltre un terzo all’Avana) che fanno il bello e cattivo tempo, in assenza di un calmiere governativo. Cosicché i prezzi in moneta locale vanno alle stelle.
Le cifre variano da un quartiere all’altro: per esempio al Vedado, il barrio più ricercato per la presenza di hotel e residenti del ceto alto, la merce in genere costa di più. La spesa media si aggira sui 7000 Cup (28 $), lo stipendio di un medico o di un maestro, categorie poco interessanti per i commercianti. La loro clientela si basa su famiglie supportate da Miami, governativi, residenti stranieri e diplomatici. Quelli con plata.
Le tariffe per il cubano de a pie sono improponibili: un kg di latte in polvere 8 $, 8 due kg di pollo, 5 un pacchetto di fagioli crudi, 3 una lattina di pomodoro. Con un cambio dollaro-peso che in meno di anno è passato da 1:115 a 1:260, la selezione è presto fatta: due cubani su dieci possono permettersi la bella vita e gli altri si arrangiano, arrancando tra una libreta dimezzata e la ricerca affannosa di generi primari a un prezzo accessibile.
Riguardo alle tasse, sono calcolate secondo il reddito personale dei proprietari: sotto 40.000 pesos mensili, ($160) esenzione totale. Da 40.000 a 75.000 ($300) si paga il 3%. Da 75.000 a 150.000 ($ 600) il 5%. Cifre irrisorie per chi ha un giro d’affari continuo. Niente fastidiosi scontrini, per cui il calcolo dei contributi dovuti allo Stato è a totale discrezione dei titolari.
Uova d’élite
La speculazione più odiosa è sulle uova, alimento proteico essenziale per sostituire la mancanza di carne rossa. I negozi vendono un cartone a 3000 Cup, 12 euro. E i prezzi salgono di continuo per il cambio pessimo. Nella provincia di Artemisa si concentrano le fincas (fattorie) private e governative dove i MiPyme si approvvigionano.
All’Empresa Avícola Artemisa mi riferiscono che i commercianti comprano il cartone da 30 pezzi di guscio bianco a $ 9 e $10 il marrone. Il governo paga in dollari il mangime di mais importato, per cui le uova sono vendute tal quali.
Versione contraddetta da Aviart, la fattoria statale che produce solo per la libreta popolare. I MiPyme, secondo il gestore, il cartone lo pagano 7-8 dollari al max. Ma i negozianti preferiscono le fincas familiari che vendono 30 uova a 5 $, cosicché in poche ore la produzione di una settimana sparisce. A causa di queste razzie, la quota mensile della libreta è stata tagliata da 12 a 7 pezzi.
Le fattorie governative stanno cercando di abituare le galline a nutrirsi con mangimi a base di composti locali, bypassando quindi i costi dell’import. Sono state così prodotte 24 milioni di uova, di cui un terzo è finito nei negozi statali che riscuotono in dollari per poi pagare il mais importato. È un gatto che si rincorre la coda, e il costo al dettaglio continua a salire.
The End
Lo Stato dopo aver fatto harakiri sulle sue fonti di reddito, tollerando che i cuentapropistas prendessero il controllo di oltre la metà dei servizi turistici (bed&breakfast e ristorazione) e i MiPyme del commercio, ha meno soldi per il welfare e le tariffe energetiche sussidiate saranno presto un ricordo del passato. Oltretutto a causa dei debiti contratti all’estero, prestigiosi alberghi come il Melia Cohiba e il noleggio auto sono passati di proprietà, alla Spagna in primis. Cuba deve però continuare a pagare gli stipendi, che rimangono quelli miserrimi di sempre.
A mettere la pietra sopra il socialismo cubano sono anche membri del partito, molti titolari di MiPyme, tra cui – secondo rumors confermati dal personale – la figlia di Mariela Castro. Che speranza possono avere i poveri quando i loro stessi leader sono compromessi con il commercio privato?
Ps. L’aumento del carburante che doveva scattare giovedì 1 febbraio è stato rimandato a data imprecisata per via di un virus informatico che ha bloccato il nuovo sistema di pagamento da effettuare in valuta estera con la carta di debito cubana MLC. Il nuovo prezzo sarebbe stato di 1.10 $ per la benzina 87 e 1.30 per la 94. Nella carta di debito cubana il cambio governativo dollaro-peso è fisso a 1:120 e non subisce gli sbalzi continui di quello applicato dal mercato informale, che però è adottato nelle contrattazioni private e per gli acquisti nei negozi Mipyme.
Foto credit © F.Bacchetta
Post aggiornato il giorno 5.2.2024 alle ore 10.35