C’è un nuovo capitolo sul caso di Ilaria Salis, la 39enne cittadina italiana, detenuta da febbraio 2023 in Ungheria per una presunta aggressione a due neonazisti. Dopo l’udienza di lunedì la donna, che era ammanettata mani e piedi e trascinata con una catena da una poliziotta, è stata interrogata dal personale del carcere dove è detenuta a Budapest in merito alle sue condizioni detentive e alla fine le è stato fatto firmare un verbale delle sue parole redatto in lingua ungherese.
La circostanza è stata denunciata dalla Salis in una lettera inviata all’ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli con la richiesta di condividerla con il suo legale Eugenio Losco. Un racconto che arriva nel giorno in cui la premier Giorgia Meloni ha “difeso” l’Ungheria dell’amico premier Viktor Orban dicendo che le catene vengono usate in tanti paesi.
“È molto, ma molto preoccupata per quello che sta succedendo in carcere – ha dichiarato all’Ansa l’avvocato Eugenio Losco – Le è stato praticamente ordinato di firmarlo e mi inquieta che su quel foglio ci siano parole per screditare la mia assistita. Ho chiesto l’intervento dell’ambasciata per avere copia di queste dichiarazioni, ma mi chiedo che adempimento era, se era una forma di intimidazione o un tentativo di spaventarla“, ha aggiunto.
In un memoriale, scritto in ottobre e reso noto già a novembre, la donna ha descritto le condizioni in cui versano i detenuti in carcere come lei. La 39enne ha descritto una cella completamente chiusa, cimici nel letto, scarafaggi nei corridoi, vitto scarso e con capelli o pezzi di plastica all’interno.La donna, le cui immagini in catene hanno suscitato proteste e indignazione, aveva denunciato le condizioni dei detenuti per permettere agli avvocati di Gabriele Marchesi, suo coindagato, per evitare che fosse data esecuzione al mandato d’arresto europeo e al trasferimento in un penitenziario ungherese.