Il 25 gennaio scorso, a 100 giorni dall’inizio del Giro d’Italia, a scopo pubblicitario (dal 2016 Enel è main sponsor dell’evento) si sono illuminati di rosa monumenti e luoghi significativi situati nelle località di passaggio della carovana; tra questi doveva esserci anche il Gran Sasso, dal momento che quest’anno l’ottava tappa dell’11 maggio prevede l’arrivo a Prati di Tivo.

La tappa era stata assegnata ad ottobre 2023 ma il Parco Nazionale Gran Sasso Laga, secondo quanto riporta il suo presidente Tommaso Navarra, ha ricevuto un’istanza in tal senso solo il 19 gennaio. Dopo una richiesta di approfondimenti – tecnicamente non era stata svolta la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA) ma solo un pre screening -, che non sono arrivati, il Parco ha espresso parere negativo facendo il proprio mestiere: si tratta di un’area protetta nazionale, che conta al proprio interno 14 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) tra i quali proprio il Gran Sasso ed è interamente riconosciuta come Zona di Protezione Speciale (ZPS). Il presidente parla di “un atto dovuto di fronte ad una grave carenza amministrativa nella formulazione dell’istanza” ma non è l’unica motivazione, si adducono ragioni scientifiche, naturalistiche, culturali.

Infuriato il presidente del Gruppo d’Azione Locale (GAL) Gran Sasso Laga, Carlo Matone, che aveva proposto questa iniziativa supportandola con un finanziamento di 100mila euro. Ricordiamo che i GAL sono raggruppamenti di partner pubblici e privati promossi dall’Ue, per sviluppare piani e programmi di intervento dedicati al miglioramento socio-economico delle comunità rurali. Matone, rammaricato di aver perso “un veicolo pubblicitario enorme per il nostro territorio a livello nazionale ed internazionale”, parla di ‘arroganza intollerabile’ del Parco e di danno alle aree interne. Gli fanno eco esponenti politici locali, che arrivano ad assumere toni minacciosi: il presidente della provincia teramana dice “da adesso in poi basta con i veti assurdi del parco“, mentre in vista delle elezioni regionali del prossimo 10 marzo esponenti politici si scagliano contro i vincoli dell’area protetta che “condizionano in maniera negativa la promozione del territorio”.

Sportivamente parlando, il Gran Sasso è una salita che ha fatto la storia del Giro d’Italia. Nel 1971 si era arrivati a Campo Imperatore (versante aquilano) per la prima volta, tornandovi in altre 5 occasioni tra le quali lo scorso anno; a Prati di Tivo (versante teramano) si giunse invece nel 1975, quest’anno la replica. Evidentemente tutte occasioni perse per la promozione turistica, visto che per attirare i riflettori occorre tingerli di rosa. Forse qualcuno deve tornare a scuola di marketing.

Ma illuminare le montagne non è certo una scelta innovativa. Nel 2006, in occasione delle olimpiadi invernali di Torino si pensò di illuminare il Monviso per l’intero periodo dei giochi; in quell’occasione il bando di aggiudicazione dell’evento, promosso dalla Comunità montana Valli Po, Bronda e Infernotto, partì un anno prima e ci fu il tempo di fermare l’improvvida iniziativa. In anni più recenti altre promozioni sportive, sempre protagonista il Giro. Nel 2019 illuminato il Monte Bianco: dal 24 al 26 maggio 37 proiettori di 2.5 kW posizionati sulla struttura dello Skyway Monte Elbronner hanno “lavorato” a 3466 m di altezza in condizioni climatiche estreme con -20° di temperatura e 70 km/h di vento. E già, il Monte Bianco non è un parco. Ma nel 2023 anche le Tre Cime di Lavaredo si sono illuminate di rosa, area protetta della provincia autonoma di Bolzano, dal 2009 Patrimonio dell’Umanità Unesco. E allora le voci dal Gran Sasso: perché loro sì e noi no?

Non è che all’estero vada meglio. Nel 2020 in Irlanda un’installazione artistica ha illuminato le montagne del Connemara; in Svizzera con il pur lodevole intento di dare un segnale di speranza in pieno Covid si è pensato di sparare fasci di luce sul Cervino, era già accaduto nel 1965 per il centenario della prima ascensione, si è ripetuto per festeggiare l’arrivo del 2000 e nel dicembre 2014 per i 150 anni della conquista della vetta. Da qui a prendere una piega commerciale, il passo è breve: nel dicembre 2023 un rifugio proietta sulle 5 Torri il marchio dello sponsor con l’autorizzazione del Comune di Cortina, una prova di pochi minuti (in previsione delle prossime olimpiadi invernali?) che – dicono – non si ripeterà perché “non ha convinto”.

Se questi sono gli strumenti di promozione del territorio…

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

In Pianura padana un’imbiancata particolare: si chiama neve da nebbia e si forma così

next
Articolo Successivo

Catalogna, emergenza siccità: acqua razionata a 6 milioni di persone, anche a Barcellona

next