Il 25 gennaio scorso, a 100 giorni dall’inizio del Giro d’Italia, a scopo pubblicitario (dal 2016 Enel è main sponsor dell’evento) si sono illuminati di rosa monumenti e luoghi significativi situati nelle località di passaggio della carovana; tra questi doveva esserci anche il Gran Sasso, dal momento che quest’anno l’ottava tappa dell’11 maggio prevede l’arrivo a Prati di Tivo.
Infuriato il presidente del Gruppo d’Azione Locale (GAL) Gran Sasso Laga, Carlo Matone, che aveva proposto questa iniziativa supportandola con un finanziamento di 100mila euro. Ricordiamo che i GAL sono raggruppamenti di partner pubblici e privati promossi dall’Ue, per sviluppare piani e programmi di intervento dedicati al miglioramento socio-economico delle comunità rurali. Matone, rammaricato di aver perso “un veicolo pubblicitario enorme per il nostro territorio a livello nazionale ed internazionale”, parla di ‘arroganza intollerabile’ del Parco e di danno alle aree interne. Gli fanno eco esponenti politici locali, che arrivano ad assumere toni minacciosi: il presidente della provincia teramana dice “da adesso in poi basta con i veti assurdi del parco“, mentre in vista delle elezioni regionali del prossimo 10 marzo esponenti politici si scagliano contro i vincoli dell’area protetta che “condizionano in maniera negativa la promozione del territorio”.
Sportivamente parlando, il Gran Sasso è una salita che ha fatto la storia del Giro d’Italia. Nel 1971 si era arrivati a Campo Imperatore (versante aquilano) per la prima volta, tornandovi in altre 5 occasioni tra le quali lo scorso anno; a Prati di Tivo (versante teramano) si giunse invece nel 1975, quest’anno la replica. Evidentemente tutte occasioni perse per la promozione turistica, visto che per attirare i riflettori occorre tingerli di rosa. Forse qualcuno deve tornare a scuola di marketing.
Ma illuminare le montagne non è certo una scelta innovativa. Nel 2006, in occasione delle olimpiadi invernali di Torino si pensò di illuminare il Monviso per l’intero periodo dei giochi; in quell’occasione il bando di aggiudicazione dell’evento, promosso dalla Comunità montana Valli Po, Bronda e Infernotto, partì un anno prima e ci fu il tempo di fermare l’improvvida iniziativa. In anni più recenti altre promozioni sportive, sempre protagonista il Giro. Nel 2019 illuminato il Monte Bianco: dal 24 al 26 maggio 37 proiettori di 2.5 kW posizionati sulla struttura dello Skyway Monte Elbronner hanno “lavorato” a 3466 m di altezza in condizioni climatiche estreme con -20° di temperatura e 70 km/h di vento. E già, il Monte Bianco non è un parco. Ma nel 2023 anche le Tre Cime di Lavaredo si sono illuminate di rosa, area protetta della provincia autonoma di Bolzano, dal 2009 Patrimonio dell’Umanità Unesco. E allora le voci dal Gran Sasso: perché loro sì e noi no?
Non è che all’estero vada meglio. Nel 2020 in Irlanda un’installazione artistica ha illuminato le montagne del Connemara; in Svizzera con il pur lodevole intento di dare un segnale di speranza in pieno Covid si è pensato di sparare fasci di luce sul Cervino, era già accaduto nel 1965 per il centenario della prima ascensione, si è ripetuto per festeggiare l’arrivo del 2000 e nel dicembre 2014 per i 150 anni della conquista della vetta. Da qui a prendere una piega commerciale, il passo è breve: nel dicembre 2023 un rifugio proietta sulle 5 Torri il marchio dello sponsor con l’autorizzazione del Comune di Cortina, una prova di pochi minuti (in previsione delle prossime olimpiadi invernali?) che – dicono – non si ripeterà perché “non ha convinto”.
Se questi sono gli strumenti di promozione del territorio…