Il nuovo anno si è aperto con un piccolo rialzo dell’inflazione che, secondo le stime preliminari dell’Istat, in gennaio si è attestata allo 0,8% (0,6% in dicembre). In un mese, rispetto a dicembre, i prezzi al consumo sono saliti in media dello 0,3%. Mentre l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +3,1% a +2,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,4% a +3,1%. Resta ben più elevato il dato relativo al cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero il sottoindice che include i beni comprati più di frequente come gli alimentari e i prodotti per la cura della casa e della persona, che si attesta al 5,4%, in lieve rialzo sul 5,3% di dicembre. L’inflazione acquisita per il 2024 (ossia il dato che si avrebbe a fine anno in caso di variazione nulla nei prossimi 11 mesi) è allo 0,3%. L’Istat spiega che la “moderata accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi riflette l’andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati. Un contributo alla risalita dell’inflazione si deve inoltre al permanere di tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati”. Nel dettaglio, rispetto al gennaio 2023, i prodotti alimentari costano in media il 5,9% in più. I prezzi di scare e vestiti sono aumentati del 2,4%, quelli dei trasporti dell’1,4% e le spese della salute dell’1,6%. In discesa del 14,6% il dato relativo a bollette varie e abitazione. Mese su mese il rincaro più marcato è, di nuovo, quello degli alimentari (+ 0,9%).
Come periodicamente accade l’Istat aggiorna il paniere, ossia i quasi 2mila beni di cui viene monitorato l’andamento dei prezzi per strutturare l’indice dell’inflazione. Tra i nuovi ingessi ci sono l’apparecchio per deumidificazione e purificazione aria, la lampadina smart e il pasto all you can eat. Poi la piastra per capelli, il rasoio elettrico, lo scaldaletto elettrico e alcuni corsi ricreativi e sportivi (di tennis o padel, di acquagym, di calcio e calcetto).
Il dato sull’inflazione italiane è in controtendenza rispetto a quello europeo. Stando alla stima flash di Eurostat, il carovita nell’area euro si è attestato al 2,8% in gennaio, in lieve calo dal 2,9% di dicembre. In Germania il carovita diminuisce dal 3,8 al 3,1%, in Francia scende dal 4,1 al 3,4%. Sale invece in Spagna dal 3,3 al 3,5%. Il calo dell’inflazione nella zona euro è inferiore alle attese, difficile dire quindi se avvicina la possibilità di una riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea nei prossimi mesi, qualcuno scommette già ad aprile. Difficile che nel 2024 si vedranno i 6 tagli su cui scommettono alcuni operatori di mercato ma che il costo del denaro sia destinato a scendere, a meno di imprevisti, è dato per scontato. Ieri la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ha raffreddato gli entusiasmi per un taglio già nella riunione di marzo. E le tempistiche della Bce sono dettate anche dalle scelte della controparte statunitense.