Il sequestro di un immobile “insignificante”, perché privo di insegne, a Marano di Napoli ha permesso alla Guardia di Finanza di scoprire un’organizzazione transnazionale dedita al gioco d’azzardo e alle scommesse, con tanto di sala abusiva, telecamere di videosorveglianza, maxischermi, terminali collegati a siti web. L’inchiesta della Finanza è stata condotta insieme all’Agenzia delle Dogane e coordinata dalla Procura di Napoli ed è durata per oltre un anno. Il giro d’affari scoperto era così elevato che le somme raccolte erano di gran lunga superiori a quelle che sarebbe stato possibile raccogliere in modo legale. Tre persone sono finite in carcere, 7 ai domiciliari, per un undicesimo indagato è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. La cattura degli arrestati, che si nascondevano tra Napoli e provincia, è stata agevolata dai droni messi a disposizione dalla sezione aerea della Guardia di finanza di Pratica di Mare.

Tra le altre cose i militari delle fiamme gialle hanno ascoltato le conversazioni di due indagati in un bar di Posillipo che si confidavano di aver nascosto importanti cifre in contanti, tra i 90mila e i 500mila euro, nel giardino di un’abitazione e a casa di parenti e amici. Gli indagati stavano anche pensando di liquidare la società austriaca, attraverso un fallimento “pilotato” da ottenere falsificando i bilanci sociali. Su alcuni conti di gioco, di solito riferibili a nullatenenti che niente centravano con i reali scommettitori, la Guardia di Finanza ha rilevato anche giocate superiori a 100mila euro in un mese. I membri del gruppo avevano contatti anche con l’ambiente carcerario: gli inquirenti hanno infatti accertato che sul conto di un detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale per reati di droga, erano state fatte ricariche variabili tra i 70 e gli 800 euro, giocate pari a 20mila euro e vincite per un totale di 15mila euro.

A scommettere era anche un detenuto in carcere a Poggioreale per traffico di stupefacenti. Sul conto del detenuto – che effettuava le puntate attraverso il cellulare di cui disponeva malgrado fosse in cella – le fiamme gialle hanno scoperto delle ricariche variabili dai 70 agli 800 euro, effettuate da alcuni componenti dell’organizzazione, con giocate per 20mila euro e anche vincite per circa 15mila euro.

I terminali per le scommesse illegali- erano collegati con siti riferibili a una società austriaca, il cui server era localizzato in Gran Bretagna sebbene fosse controllato da una società serba attraverso una sede occulta all’interno di un centro commerciale. Le quote sociali della società austriaca vennero sequestrate il 10 ottobre scorso, in seguito a numerosi perquisizioni in Italia e all’estero, insieme con il sito web e le disponibilità finanziarie e patrimoniali degli indagati, tra soldi e 14 immobili per un valore totale di 3,2 milioni di euro. Dopo i sequestri, le indagini sono proseguite per verificare l’ampiezza del giro di scommesse; è così emerso che l’organizzazione non solo aveva una vera e propria rete di agenzie di scommesse, ma piazzava in esercizi di Napoli e provincia anche le slot machine non conformi e manomesse, oppure conformi alla legge ma scollegate dalla rete telematica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

I vari punti di scommessa, situati tra Marano, Quarto e Napoli, erano coordinati da un referente (il cosiddetto “master“) che si occupava dell’affiliazione delle singole agenzie (dette “corner”); queste ultime erano il più delle volte munite di licenza rilasciata dalla Questura e del contratto con una società maltese titolare di concessione, ma poi erano collegate con i siti illegali messi a disposizione dalla società austriaca, circostanza che consentiva di scommettere somme superiori al limite di legge. Le somme raccolte venivano poi suddivise e caricate sui conti di gioco di persone perlopiù nullatenenti, diverse dai reali scommettitori, e ciò per nascondere l’identità del giocatore e la provenienza del danaro.

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