Dopo il terzo posto lo scorso anno al Festival di Sanremo con “Supereroi” e il successo nel mercato spagnolo, Mr. Rain torna con “Due Altalene”. Una storia forte e tragicamente vera di un padre che perde due figli. Dopo aver partecipato al Festival sarà tempo di chiudere le nuove canzoni: “Il primo marzo uscirà il nuovo album a distanza di due anni dal precedente e sarà molto vario. Sto già preparando i due concerti al Palazzo dello sport di Roma il 26 novembre e il 30 novembre al Forum di Milano, dove tornerò dopo l’esperienza magica dello scorso 18 novembre”.
Perché tornare a Sanremo?
‘Due Altalene’ nasce da ‘Supereroi’ stessa, chiudo così un cerchio iniziato con ‘Fiori di Chernobyl’. Dopo la partecipazione lo scorso anno al Festival, mi è cambiata la vita.
In che senso?
Mi sono arrivati miliardi di messaggi, lettere e video. Ho conosciuto un sacco di persone che mi hanno fatto non solo i complimenti, ma hanno voluto condividere con me attimi della loro vita. È stata una cosa magica, anzi la cosa più bella che mi sia successa. In genere i fan quando mi incontrano mi chiedono la foto, poi qualcuno mi chiede se può raccontarmi la sua storia. In casi come questo tutto il resto i numeri e i dischi di platino, passano in secondo piano.
Quale storia ti ha colpito ed è entrata in “Due Altalene”?
La scintilla è arrivata da un padre della periferia di Milano che mi ha raccontato di aver perso tragicamente due figli. Poi ho voluto includere dentro anche altre dieci storie. Vorrei arrivare dritto al cuore delle persone.
Come pensi di entrare dentro una storia così tragica per la performance e che non hai vissuto, per fortuna, in prima persona?
Da piccolo ho subito una perdita di una persona a cui ero molto legato, più o meno posso comprendere quella sensazione. Comprendo che il dramma di un genitore che perde i figli sia più grande. Cercherò di attingere e comprendere quel dolore che ho vissuto anche io e che mi ha rotto il cuore.
Lo scorso anno hai cantato la depressione, quest’anno una tragedia famigliare. Non c’è il rischio di essere un po’ “paraculo”?
Lo sarei stato se avessi portato anche quest’anno il coro di bambino. Sarebbe stata una forzatura e sicuramente sarei stato paraculo. Ma io sono sincero prima con me stesso e poi col pubblico perciò racconterò al meglio questa canzone per immagini. I miei messaggi non sono secondari alla musica, cerco di trasmettere le cose che, per me, sono fondamentali. Poi ognuno avrà una sua chiave di lettura e ognuno ha il diritto di vedere quel che faccio come vuole. Ma io sono fiero di quello che faccio perché sono convinto di fare la cosa giusta. Sempre con estrema sincerità.
Come stai vivendo il tuo secondo Sanremo?
È un bel cast, soprattutto a livello umano. Ho pure conosciuto Geolier che è fantastico! Sto vivendo questo secondo Sanremo, come fosse la prima, e anche se ne conosco ogni passaggio, lo sto vivendo come fosse la prima volta. Insomma ci arrivo preparato, ma impreparato ma esserci in mezzo a così tanti amici mi tranquillizza molto.