Cultura

Tenevo d’occhio Pesaro da un po’ e ora, capitale della Cultura, ha tirato fuori i suoi abiti della festa

In tutte le famiglie che si rispettino ci sono le figlie belle e meno belle, quelle corteggiate e osannate, senza che abbiano fatto nulla per questo, solo per un dono della natura. Poi ci sono le underdog, come va di moda adesso dire, anche quelle che non le senti arrivare ma poi stravincono esageratamente. Traslando dalle persone ai luoghi, ci sono casi di successo che molti, direi i più, non hanno osservato e colto. Viceversa io
tenevo d’occhio da un po’ di tempo Pesaro (vedi mio post di anni fa), la sorella meno appariscente della splendida Urbino, se non altro, ma non solo, per aver dato i natali al più raffinato pittore italiano, Raffaello, l’artista divino osannato dai potenti ed adorato dalle donne.

Urbino, una città che è uno spettacolo di arte, di storia, di raffinatezza e che “concesse” alcuni anni di riconoscere la sorella “bruttina” unendosi come provincia con la dizione Pesaro-Urbino. Nel frattempo Pesaro aveva tirato fuori le sue armi di seduzione, perché se Urbino ha Raffaello, Pesaro ha Rossini, il più brillante, giocoso, gaudente musicista lirico italiano. Così si inventò nel 1980 il ROF Rossini Opera Festival, ogni anno sempre più frequentato poi diventato Fondazione con promotori quali Comune, Provincia, Intesa San Paolo, Scavolini, che dura 365 giorni l’anno e ha fatto conoscere Pesaro nel mondo. Moltissimi sono i melomani sparsi per il pianeta, più di quelli che si pensi, tanto da aver presentato questo anno, il programma della stagione a New York.

Sono turisti speciali, non mordi e fuggi, con una grande disponibilità economica, quindi una capacità di spesa per qualsiasi categoria merceologica di fascia alta, oltre che educati ed amanti della lirica e del buon cibo come Rossini, e del bel vivere in generale.

E così Pesaro ha tirato fuori dall’armadio i suoi abiti più sontuosi e si è fatta conoscere, ancor più durante il Covid, trasmettendo sublimi concerti (non me ne sono perso uno, nda) con la memorabile orchestre del ROF.

Se Urbino è la città magicamente descritta dal mantovano Baldassare Castiglione, al servizio dei Montefeltro ne Il Cortegiano, Pesaro – che tra l’altro è la fermata ferroviaria per la città di Raffaello – ha puntato molto sull’ambiente: lo slogan era “La natura della Cultura” confermando quel binomio indissolubile da me sempre auspicato tra Arte e Natura. Non a caso giovanissima consigliera di Italia Nostra, proposi a Giovanni Spadolini di aggiungere al suo nascente Ministero dei Beni Culturali anche l’aggettivo “Ambientali”. Perché è importante preservare l’ambiente la natura intorno ai monumenti e Pesaro l’ha sempre fatto ad esempio con il suo mare “bandiera blu” di cui si può godere ancor più scendendo dalla vetta del parco regionale Monte San Bartolo sino alla spiaggia vellutata.

Non è che poi non vi siano in città monumenti interessanti, dal Palazzo Ducale alla Rocca Costanza alla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Arte e architettura che con il Rof hanno portato linfa nell’economia pesarese, contribuendo alla nascita di diversi hotel 5 stelle ma soprattutto per la riconversione ad albergo di una villa del XVII sec., Villa Cattani Stuart, immersa in vastissimo parco secolare di 9 ha e che fa parte del circuito “Residenze d’Epoca”. Rispettando lo slogan che ha fatto vincere a Pesaro il titolo più ambito di Capitale della Cultura ed anche, aggiungo io, della Bellezza.

[Il testo è stato aggiornato dall’autrice il giorno 5 febbraio, ore 10]