I raid americani attesi da giorni in risposta all’uccisione di tre soldati Usa in Giordania sono cominciati e continueranno per giorni. Due attacchi contro obiettivi filoiraniani in Iraq e Siria si sono svolti nell’arco di 30 minuti: hanno provocato oltre 39 morti, stando a quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani e dal portavoce del governo iracheno, Bassem al-Awadi. In Siria ci sarebbero stati – secondo l’Osservatorio – almeno 18 morti nei raid, che avrebbero colpito 17 postazioni vicino a Mayadin – uno dei grandi centri operativi nell’est del paese – e Bokamal, a tre chilometri dalla frontiera con l’Iraq. Gli attacchi in Iraq invece hanno preso di mira la provincia occidentale di Anbar e secondo Baghdad hanno ucciso almeno 16 persone. Tra le vittime, secondo fonti dell’agenzia, potrebbe esserci il capo della divisione logistica delle Forze di mobilitazione popolare, coalizione di milizie paramilitari filoiraniane in Iraq, Abás al Darayi. Proteste da parte del governo di Baghdad che convoca l’incaricato d’affari Usa, mentre la Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
I raid notturni “sono stati un successo”, riferisce dalla Casa Bianca il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, avvertendo che “ci saranno ulteriori risposte”. Gli attacchi Usa hanno colpito tre strutture in Iraq e quattro in Siria, spiega Washington. “Non stiamo cercando una guerra con l’Iran”, ha aggiunto Kirby, precisando che gli Stati Uniti hanno preallertato il governo iracheno, ma che “non ci sono state comunicazioni con Teheran” dall’attacco dello scorso fine settimana. Gli attacchi degli Stati Uniti costituiscono una “violazione della sovranità irachena” e rappresentano una minaccia le cui conseguenze saranno “nefaste per la sicurezza e la stabilità”. Il monito arriva dal portavoce del comandante in capo delle forze armate irachene, il generale Yahya Rasul Abdullah. “Questi attacchi – ha aggiunto – causeranno un indebolimento degli sforzi del governo iracheno e rappresenteranno una minaccia che trascinerà l’Iraq e la regione verso conseguenze indesiderabili e disastrose per la sicurezza e la stabilità”.
Da Damasco è arrivata invece la prima reazione in un comunicato delle forze armate siriane: i bombardamenti hanno ucciso “un certo numero di civili e soldati, ne hanno feriti altri e hanno causato danni significativi a proprietà pubbliche e private”, “l’occupazione di parti del territorio siriano da parte delle forze statunitensi non può continuare“. Anche Hamas ha commentato l’azione americana dicendo che gli Stati Uniti hanno versato “benzina sul fuoco” e “hanno la piena responsabilità delle ripercussioni di questo attacco aggressivo contro Iraq e Siria”. Parole simili a quelle usate dal ministero degli esteri russo che ha accusato gli Stati Uniti di “seminare caos e distruzione” in Medio Oriente.
Il presidente Joe Biden ha dato l’ordine di attaccare gruppi affiliati e sostenuti dall’Iran in Iraq e in Siria avvertendo che “se l’America viene colpita, reagirà“. Poi è arrivata la conferma della rappresaglia americana da parte del Pentagono: “Gli Stati Uniti hanno colpito unità iraniane d’elite e milizie alleate di Teheran in raid effettuati in Siria e Iraq”. Le forze militari statunitensi hanno colpito “più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti”. Il presidente ha fatto capire che l’operazione durerà giorni: “La nostra risposta continuerà nei tempi e nei modi che decideremo”, ha dichiarato il commander-in-chief poco dopo aver accolto alla Dover Air Force Base, in Delaware, le salme dei tre militari Usa rimasti uccisi domenica in Giordania in un raid del gruppo ‘Resistenza islamica in Iraq‘. A Biden i piani per i raid sono stati presentati già qualche ora dopo l’attacco avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi contro la base americana Tower 22, in Giordania, nel quale sono morti tre soldati statunitensi: ha dato il via libera già il giorno dopo, lunedì scorso, in una riunione nella Situation Room dei vertici della sicurezza nazionale, rivela la Cnn, che cita fonti a conoscenza del dossier.