Il governo Meloni vuole riaprire di nuovo i termini della ‘Rottamazione quater‘, uno dei condoni previsti nella legge di Bilancio per il 2023. L’idea è quella di intervenire con un emendamento del relatore al decreto Milleproroghe per consentire a chi non ha pagato le prime due rate scadute rispettivamente il 31 ottobre e 30 novembre 2023 di tornare a godere dei benefici della rateizzazione. Che prevede l’abbuono di interessi, sanzioni e aggio sulle cartelle sopra i 1000 euro affidate all’agente della riscossione tra 2000 e 30 giugno 2022, e stando alla stessa relazione tecnica dell’esecutivo farà perdere all’erario 1,3 miliardi di incassi potenziali perché una parte di quei debiti avrebbe potuto essere riscossa senza sconti.
Stando alle anticipazioni, a chi ha chiesto di aderire e poi non ha pagato – una tendenza assai diffusa, come sottolineato più volte dalla Corte dei Conti – sarà dato tempo fino al 28 febbraio per mettersi in regola. Un nuovo “regalo”, dopo che il decreto anticipi aveva già riaperto i termini, consentendo il pagamento entro il 18 dicembre 2023. La tendenza a concedere continue rateazioni, hanno avvertito i magistrati contabili, ha finito per caricare l’agente della riscossione di “un improprio ruolo di ente di concessione di credito“. Senza alcuna valutazione sulla effettiva condizione di difficoltà del contribuente che non paga. E senza curarsi del fatto che l’esito è fallimentare per le casse pubbliche: quando va bene l’erario incassa metà del previsto.
Sono tre milioni i contribuenti che avevano fatto domanda per la rottamazione quater, con la possibilità di pagare in un’unica soluzione o in massimo 18 rate consecutive: le prime due, le più corpose, pari al 10% dell’intera somma, e le successive (con scadenze 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno) di pari importo.