A Rovigo, non solo il Partito Democratico ha sfiduciato e mandato a casa il proprio sindaco Edoardo Gaffeo, con tutta la giunta, ma ha stampato e diffuso cartelloni pubblicitari con un attacco diretto e feroce, che assume già i toni di una campagna elettorale. Sono una quindicina i manifesti (delle dimensioni di 6 metri per 3), che sono comparsi in alcune strade del capoluogo polesano, scatenando un putiferio, compresa la reazione di qualche militante che si è indignato per una lotta intestina così virulenta.
Il messaggio comunicativo ha toni molto forti. “Il sindaco di Rovigo… ed il suo tradimento delle attese e delle speranze della città”. Questa è l’intestazione. Segue un elenco di 7 argomenti, accanto a ognuno dei quali compare la parola “Tradito!”. Nella “chiusura delle piscine” viene addebitata una “totale assenza di verifica della gestione dopo il pagamento di 5 milioni di euro”. Per la chiusura della casa di riposo Serena, “il sindaco propone la demolizione e rigetta tutte le proposte alternative”, mentre all’Istituto Rodigino di Assistenza Sociale è stata “avviata la privatizzazione della gestione e dei contratti dei lavoratori”. Altra colpa: aver riportato in centro storico il carcere minorile e aver applaudito alla proposta ministeriale di un nuovo Tribunale fuori dalla città. Per finire, “nessuna risposta sulla riorganizzazione del settore urbanistico” e tradimento della promessa elettorale di consumo di suolo zero, con “84 ettari nuovi deliberati dalla giunta”.
Più che una contestazione politica è una requisitoria quella firmata dal Circolo di Rovigo del Pd. Nel partito è il caos, al punto che il segretario regionale Andrea Martella ha annunciato il suo arrivo per riportare la calma. “Non ritengo l’affissione di quei manifesti un gesto appropriato e opportuno, non credo sia questo il modo per affrontare le questioni”, ha dichiarato ai giornali locali. Gaffeo ha commentato: “Non credo che bassezze simili si siano verificate prima d’ora. Forse perché ho toccato qualcosa che non dovevo toccare?”. Giacomo Prandini, segretario del Circolo rodigino del Pd, si giustifica: “E’ un tentativo di spiegare come la vediamo sull’amministrazione Gaffeo, di diffondere il nostro pensiero. L’uso del verbo tradire è uscito così. Non pensiamo che questa iniziativa sarà un autogol, ormai la comunicazione politica è un campo di battaglia e ne prendiamo atto”.
Intanto si attende il 14 febbraio, quando le dimissioni diventeranno operative. Nel frattempo si alzano voci di protesta, come quella di Raffaela Salmaso, già assessore comunale ed ex portavoce regionale di Donne democratiche del Veneto, che ha restituito la tessera del partito e scritto una lettera: “Quanto successo nelle ultime settimane e l’affissione di mega manifesti non rappresentano il pensiero della sottoscritta come di molti altri iscritti e cittadini di Rovigo. L’indignazione per tali gesti mi porta solo a non riconoscermi nel Pd di Rovigo”.