Marina è stata sempre al suo fianco sempre decisa e battagliera. Anche nelle tormentatissime vicende giudiziarie
La verità è che Vittorio Emanuele ha avuto un unico grande amore nella sua vita. Nonostante la girandola di fidanzate, più presunte che vere, che la famiglia ha tentato di imporgli pur di fargli dimenticare l’ossessione per una borghese. Nulla da fare: lui le ha scartate inesorabilmente una dopo l’altra pur di portare all’altare la donna per cui il suo cuore batteva. Tutt’altra storia rispetto al bisnonno, Vittorio Emanuele II, che si era guadagnato nei racconti popolari l’appellativo di “re degli sciupafemmine”. Invece questo Vittorio Emanuele ha una fissazione. Lei è Marina Doria, la figlia di René Italo Ricolfi Doria, industriale svizzero ma di origine italiana, erede di una famiglia di origine genovese.
Marina non rispondeva alle caratteristiche che sarebbero state gradite dalla famiglia reale. Un solo esempio? Alla vita spesso contemplativa e agiata tipica delle corti preferiva lo sport. Campionessa di sci nautico, ha fatto incetta di titoli tra i quali quattro mondiali.
La famiglia di Vittorio Emanuele era così contraria a quella relazione che le tentò proprio tutte. All’inizio del giugno 1967 i giornali annunciarono il fidanzamento con Maria Antonietta di Württemberg, figlia di un duca e cugina di quarto grado. Bocciata. Non era passato nemmeno un mese che il nome cambiò. Scese in pista la principessa Isabella di Savoia-Genova e cugina di secondo grado. Anche in questo caso, nulla da fare. Vittorio Emanuele fu irremovibile.
Alla fine la sua testardaggine lo portò a sposare Marina Doria. Tenacemente contro tutti. Senza l’assenso reale. Disposto a rinunciare pure al diritto di successione pur di coronare il suo sogno d’amore con la fidanzata che aveva scelto lui, a dispetto delle manovre familiari.
Così Vittorio Emanuele e Marina si sposano. Lo fanno nel gennaio 1970 a Las Vegas, con le cerimonie civili ben conosciute nella capitale del gioco. In fretta e furia. Un po’ come nei film, quando la coppia arriva tutta trafelata e in quattro e quattr’otto è tutto fatto: marito e moglie. Ma entrambi vogliono anche la celebrazione del rito religioso. Il rito l’anno successivo, a Teheran. A quel punto anche papà Umberto deve deporre le armi.
Ma perché tanta ostilità? Perché Marina non aveva neanche un grammo di discendenze reali. Papà Umberto non si rassegnava: non era possibile che il principe ereditario sposasse una donna comune. Eppure Vittorio Emanuele sarebbe riuscito a mettere in atto un piano machiavellico pur di sistemare la cosa. Il padre aveva rinunciato al trono ed era andato in esilio dopo la votazione a favore della Repubblica nel referendum del 1946. Vittorio Emanuele accettò la successione, anche se non aveva più un trono né una nazione. Aveva però il titolo. Come Re d’Italia riuscì a concedere a Marina Doria il titolo di duchessa di Sant’Anna di Valdieri. Tutto risolto: lei ora era una nobile. Poi tutti i Savoia lasciarono un’Italia che due anni dopo decretò il divieto di rimpatrio. Sarebbe finito solo nel 2002.
Marina è stata sempre al suo fianco sempre decisa e battagliera. Anche nelle tormentatissime vicende giudiziarie. Sempre decisa e battagliera. Sempre sfoderando le lenti fumé così vintage. Anche dopo più di 50 anni di matrimonio e a quasi 70 dal primo incontro. Un colpo di fulmine. Da cui sarebbe nato un erede: Emanuele Filiberto.