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Morto Vittorio Emanuele di Savoia: dall’esilio agli scandali fino all’accusa di omicidio, la storia del re d’Italia che non riuscì mai a salire sul trono

Personaggio controverso e autoritario, ecco chi era Vittorio Emanuele di Savoia e come cambiò la sua vita dopo il 1978, quando finì in uno scandalo destinato a riverberarsi nel suo mistero per decenni

di Davide Turrini

È morto il primo re d’Italia che non riuscì mai a salire sul trono. Vittorio Emanuele di Savoia aveva 86 anni. Padre del principe Emanuele Filiberto (che negli ultimi è stato pure cantante e concorrente all’Isola dei Famosi), figlio di quell’Umberto II – ultimo re d’Italia dal maggio a giugno del ’46 – e di Maria Josè, Vittorio Emanuele nacque a Napoli, ma visse la sua infanzia a Roma e un mese prima rispetto all’armistizio dell’8 settembre 1943 venne obbligato dal re, il nonno Vittorio Emanuele III, all’esilio con la madre e le tre sorelle in un paese della provincia di Cuneo e successivamente quando ancora il risultato del referendum del 12 giugno del ’46 non fu reso pubblico – cioè la vittoria della Repubblica come forma di governo sulla Monarchia – seguì tutta la famiglia reale nel lungo periodo di esilio tra Francia e Svizzera fino a quando con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana nel 1948 ai discendenti maschi e alle rispettive consorti di Savoia fu rigorosamente vietato l’ingresso e il soggiorno in Italia.

Personaggio controverso e autoritario, Vittorio Emanuele fu in perenne litigio con il padre Umberto, iscritto alla Loggia massonica P2, invischiato in fatti di corruzione, gioco d’azzardo e sfruttamento della prostituzione, ma fu soprattutto accusato dell’omicidio di Dirk Hamer nell’agosto del 1978 sull’isola di Cavallo, in Corsica. Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, questo il suo nome dinastico per esteso, fece imbestialire il padre quando in totale segretezza sposò civilmente a Las Vegas nel 1970 Marina Doria, una sciatrice nautica svizzera di origine italiana, di discendenza nobile ma non reale, dopo un fidanzamento sempre osteggiato da Umberto per 13 anni. Attenzione però, Vittorio Emanuele non agì alla maniera di un ribelle del tempo che rifiuta chissà quali condizioni nobiliari (alla principe Harry per intenderci), anzi. Grazie all’appoggio della massoneria e di pezzi sparsi del Partito Monarchico si autoproclamò Vittorio Emanuele IV Re d’Italia e divenne il riferimento storico e politico di Casa Savoia. Ma è appunto nel 1978 che Vittorio Emanuele finisce in uno scandalo che si riverbererà in tutto il suo mistero per decenni.

Dopo il furto di un gommone tra alcuni yacht sull’isola di Cavallo in Corsica avvenne una sparatoria e dalla sua barca Vittorio Emanuele sparò due colpi di carabina. In una barca vicina venne ferito a una coscia il giovane tedesco Dirk Hamer che morirà per la conseguenza di quella ferita alcuni mesi dopo. Ne 1991 Vittorio Emanuele fu prosciolto da un tribunale francese dall’accusa di omicidio volontario ma condannato 6 mesi per porto abusivo d’armi. Il colpo di scena però avvenne nel 2006 quando a seguito di un’inchiesta della procura di Potenza per associazione a delinquere finalizzata a corruzione, falso e sfruttamento alla prostituzione presso il casinò di Campione d’Italia finì in carcere e una sua chiacchierata venne intercettata da una microspia. “Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga”. Dichiarazione che i legali del membro della famiglia reale giudicarono contraffatte.

In quei mesi, in altre intercettazioni, Vittorio Emanuele mostrò un disprezzo totale e violento per la magistratura italiana. Pur sapendo di essere intercettato continuò in una martellante sfida contro le procure, dando dei pezzenti e morti di fame a giudici, magistrati e semplici impiegati, fino a quando nel 2015 il suo caso venne archiviato e lui chiese, ed ottenne, perfino un risarcimento di 40mila euro. La disputa con il padre aprì una faida interna a casa Savoia su chi fosse l’erede oggettivo di Umberto II. A farsi avanti per il reale riconoscimento decenni fa fu il cugino di Vittorio Emanuele, Amedeo duca d’Aosta, morto poi nel 2021. Il titolo sarebbe decaduto con il matrimonio con Marina Doria nel 1970, tanto che secondo l’Annuario della nobiltà italiana né lui né il figlio Emanuele Filiberto, nato nel 1972, risultano aver perso tutti i titoli nobiliari e dinastici dei Savoia.

Rimane celebre quella che probabilmente è l’ultima sua testimonianza video nella serie Il Principe su Netflix, diretta da Beatrice Borromeo. Nel fuori onda, dopo aver dichiarato di non aver alcun rimorso e che avrebbe rifatto tutto quello che ha fatto nella sua vita (“a parte Cavallu”, ovvero l’isola di Cavallo) eccolo offrire uno “champagnino” alla troupe che lo intervista.

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