Garmisch, Kitzbuhel, Schladming, Kranjska Gora. Vi dicono qualcosa? A molti di voi certamente sì. Sono località sciistiche, talmente famose che vi si svolgono anche gare di Coppa del Mondo. Ma guardiamo le altitudini: Garmisch 708 metri s.l.m.; Kitzbuhel 762 metri s.l.m.; Schladming 745 metri s.l.m.; Kranjska Gora 806 metri s.l.m.
Non ci vuole molto per capire che fra pochi decenni il termine “località sciistiche” non le qualificherà più. Molto banalmente perché non si scierà più, almeno partendo da quelle altitudini, come denuncia un recente studio dell’Università di Basilea. Del resto, finora sono state salvate dalla casuale invenzione della neve artificiale, ma nel momento in cui le temperature si alzeranno ancora non si potrà nemmeno più creare neve programmata. E allora amen, sarà la fine dello sci di pista almeno appunto a certe altitudini. Sopravvivrà ad altezze superiori, ma con costi superiori, che faranno sì che lo sci di pista diventerà uno sport per benestanti (per proletari non lo è mai stato).
Ed ecco allora che, di fronte a questo preoccupante scenario, i soloni se ne vengono fuori con le parole magiche, del tipo “destagionalizzare”, “diversificare”, “allargare l’offerta turistica”. Ma di cosa si parla in concreto, a parte dare fiato alla bocca? Prendiamo l’Italia, dove le conseguenze del cambiamento climatico si faranno sentire prima che a nord delle Alpi. In Italia l’industria dello sci occupa circa 400.000 persone per un valore che oscilla tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Diversificare? Anche durante il periodo invernale/primaverile? E come? Se la neve non ci sarà, chiaro che non si potrà pensare a ciaspole, sci di fondo o scialpinismo. Cosa ci si inventerà per pareggiare gli introiti e l’occupazione derivanti dallo sci di pista?
Appare evidente che non si potrà e, per quanto si eserciti la fantasia, sarà dura trovare un’attrattiva per una montagna che apparirà sfregiata, brulla e con temperature un po’ sopra lo zero. E per il resto dell’anno la vedo dura aumentare il reddito pro-capite di una località già sciistica. Cosa si potrà pensare, a parte ampliare l’offerta ciclistica sfruttando gli impianti di risalita? Alle coltivazioni di genepì? All’aumento dell’allevamento?
Altro aspetto non secondario: i valori immobiliari. Siamo sicuri che a Kitzbuhel si potrà continuare a chiedere 25.000 euro mq per un immobile che anziché la vista sulle piste innevate ce l’avrà sulle margherite? Insomma, il futuro delle località sciistiche appare tutt’altro che roseo. Probabilmente ci si dovrà attrezzare per una decrescita infelice.