Sette anni fa si era dimesso dal governo per le conseguenze dell’inchiesta. Il presidente del partito centrista MoDem, François Bayrou, uno dei principali alleati del presidente Emmanuel Macron, è stato scagionato “con il beneficio del dubbio” dalla giustizia francese nel caso degli assistenti parlamentari degli eurodeputati. “Con questa decisione, arriva alla fine un incubo durato 7 anni” ha commentato Bayrou. Tre volte candidato all’Eliseo, Bayrou, 72 anni, aveva abbandonato il suo posto di ministro della Giustizia nel 2017, carica alla quale lo aveva candidato il neoeletto Macron, che gli era sempre stato molto legato e contava molto sul suo impegno diretto nel suo primo governo.

Bayrou potrebbe ora ritornare al governo. Era stato sospettato di essere stato “l’artefice principale” di un “sistema fraudolento” che consisteva, fra il 2005 e il 2017, nell’utilizzo di fondi europei per remunerare assistenti parlamentari che lavoravano nella realtà per le organizzazioni centriste in Francia. Nel mirino dei giudici c’erano 11 contratti controversi, che avrebbero potuto arrecare un danno di 293.000 euro alle istituzioni europee. Bayrou aveva negato tutto, parlando di “intossicazione” giudiziaria ai suoi danni. Bayrou aveva lasciato il governo appena un mese dopo la nomina a Guardasigilli, in seguito all’inchiesta aperta su di lui per la segnalazione di un’eurodeputata di estrema destra, Sophie Montel, in risposta all’inchiesta per le stesse ipotesi di reato che aveva coinvolto il Front National. Marine Le Pen e il padre Jean-Marie sono stati entrambi rinviati a giudizio per il caso degli assistenti parlamentari, con processo in vista il prossimo autunno. Avrebbero provocato un danno di 6,8 milioni di euro fra il 2009 e il 2017 alle istituzioni europee.

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