Cultura

Ercolano, l’intelligenza artificiale rivoluziona la filologia: i papiri carbonizzati dal Vesuvio nel 79 d.C. diventano leggibili

di Francesca Fulghesu

79 dopo Cristo. A Ercolano, nell’attuale Campania, venti metri di fango, lapilli e cenere seppelliscono un’enorme villa un tempo di proprietà del suocero di Giulio Cesare. All’interno è conservata una vasta biblioteca di rotoli di papiro. Che diviene, così, l’unica biblioteca pervenuta intatta dall’antichità. Rotoli di papiro carbonizzati dal calore dei detriti vulcanici arrivano fino a noi, inaccessibili eppure preservati dal deterioramento. Il surriscaldamento intenso, infatti, è avvenuto in un periodo di tempo estremamente breve e in ambienti poveri di ossigeno, e così i rotoli si sono carbonizzati in blocchi compatti ma estremamente fragili. Troppo fragili per essere aperti. Nei secoli successivi alla scoperta dei rotoli, negli scavi del 1752, molti studiosi hanno tentato di aprirli, distruggendone alcuni e lasciandone altri in pezzi. Ora un team internazionale di ricercatori, grazie all’intelligenza artificiale, è riuscito a rivelare parte del contenuto di uno dei papiri.

L’impresa si deve a tre studiosi provenienti da Egitto, Svizzera e Stati Uniti, che hanno sviluppato un software per “srotolare virtualmente” i papiri, utilizzando immagini tridimensionali di tomografia computerizzata. I ricercatori hanno sfruttato uno strumento chiamato ThaumatoAnakalyptor che permette di rilevare gli strati accartocciati presenti nella scansione 3D del rotolo fatta coi raggi X, permettendo così di srotolarli o appiattirli. Il team, che per ora ha rivelato centinaia di parole su più di 15 colonne di testo di un rotolo, ha così vinto un premio da 700mila euro indetto dalla Vesuvius Challenge, come ricostruito da un articolo su Nature. L’impresa apre la strada alle tecniche di intelligenza artificiale per decifrare il resto dei rotoli nella loro interezza, cosa che secondo i ricercatori potrebbe avere implicazioni rivoluzionarie per la nostra comprensione del mondo antico.

La rivoluzione nel mondo della filologia e dell’archeologia è iniziata a ottobre 2023. Sempre grazie a un algoritmo che usa il machine learning, cioè una delle forme di “intelligenza artificiale”, era stato possibile leggere un’intera parola: πορϕυρας, cioè “porpora” in greco antico. Era solo il primo passo: la scoperta, fatta da Luke Farritor, uno studente universitario di informatica presso l’Università del Nebraska-Lincoln, di soli 22 anni, ha aperto la strada alle successive indagini. E così, pochi mesi dopo, lo stesso Farritor, insieme a Youssef Nader, dottorando della Freie Universität di Berlino e a Julian Schilliger, studente dello Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo, ha permesso di svelare parte del contenuto del papiro.

Gran parte dei papiri conservati nella biblioteca contengono testi filosofici greci, e in particolare opere del filosofo Filodemo, un seguace di Epicuro. A giudicare dal contenuto del testo, anche il papiro appena rivelato è dello stesso filosofo, come riportato su Nature. Il testo contiene riflessioni sul piacere e sull’uso dei sensi, con digressioni sulla musica. Nelle colonne appena lette viene citata una figura chiamata Xenophantus, forse un suonatore di flauto, già menzionato con lo stesso nome anche da Seneca e Plutarco.

Ciò che più emoziona gli appassionati e gli studiosi, però, non è tanto il contenuto di questo singolo rotolo, seppur importante, ma le prospettive di studio che la ricerca apre. L’efficacia di tale tecnica, dopo vent’anni di tentativi analoghi, rivela agli studiosi che sarà possibile accedere, con i tempi necessari, al contenuto di tutti gli altri papiri. E probabilmente scoprire opere inedite di autori fondamentali. Kenneth Lapatin, curatore presso il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, in California, su Nature lo spiega bene: “Ciò che mi entusiasma non è tanto ciò che dice questo rotolo, ma il fatto che la sua decifrazione sia di buon auspicio per la decifrazione delle centinaia di rotoli a cui avevamo rinunciato in precedenza.

“Mi piacerebbe se ci fosse qualche opera di Aristotele“, ha raccontato il papirologo e giudice del premio Richard Janko dell’Università del Michigan ad Ann Arbor. Ma è possibile che nella Villa di Ercolano, poi soprannominata proprio Villa dei Papiri, ci fossero anche testi di poesia e letteratura, di autori greci noti e meno noti, da Omero a Saffo. Ora le nuove tecniche potrebbero permettere di scoprire dei veri e propri inediti d’autore, 2000 anni dopo la loro stesura. Le pergamene “riveleranno chissà quali nuovi segreti”, afferma Bob Fowler dell’Università di Bristol, Regno Unito, un altro giudice del premio. “Siamo tutti molto emozionati.”

Il prossimo passo è proseguire nel decifrare le opere, accelerando i tempi e la quantità di porzione leggibile. Quanto letto fino ad ora, infatti, corrisponde a circa il 5% di un intero rotolo, quindi si è solo all’inizio. Anche perché il lavoro di studio e interpretazione, anche qualora si riuscisse ad accelerare le realizzazione digitale delle immagini, necessita di tempi lunghi. Ora Nat Friedman – che ha lanciato a marzo 2023 il concorso donando 125.000 dollari e raccogliendone altre centinaia di migliaia su Twitter – ha annunciato una nuova serie di premi per il 2024, con l’obiettivo principale di leggere entro l’anno il 90% di alcune pergamene. Ma nel frattempo, arrivare fin qui “sembra un miracolo”, dice. “Leggere il 90% di ciascuno dei nostri rotoli – si legge sul sito del concorso – getterà le basi per leggere tutti gli 800 rotoli”.

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