Il 22 novembre Geert Wilders leader del Partito per la libertà, movimento di estrema destra, annunciava l’arrivo al governo. I risultati delle elezioni in Olanda, pur nella frammentarietà, avevano dato un segnale chiaro al politico considerato l’alfiere della Netxit, l’uscita dei Paesi Bassi dalla Ue. Quello di tentare, pur nella difficoltà, un governo a destra con l’aiuto dei cristiano-democrativi. E invece sono falliti, almeno per il momento, i negoziati per la formazione del governo.
Il leader del Nuovo contratto sociale (Nsc), Pieter Omtzigt, ago della bilancia per la formazione di un esecutivo con l’ultradestra, ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dai colloqui per divergenze sulle finanze pubbliche. Il partito di Omtzigt, dal lungo passato nelle fila dei cristiano-democratici, stando a quanto riferiscono i media olandesi, lascia comunque aperta la possibilità di sostenere un governo di minoranza. Le trattative erano in corso dalla fine di novembre, dopo le elezioni politiche che avevano consacrato Wilders al primo posto.