“Sono molto preoccupato per il futuro della libertà di informazione. A me, per esempio, preoccupa moltissimo la riforma Cartabia: ci sveglieremo improvvisamente in un mondo migliore senza aver fatto nulla per meritarcelo ma solo perché non possiamo raccontarne le nefandezze“. Così a Otto e mezzo (La7) il giornalista Sigfrido Ranucci commenta la legge Cartabia e le conseguenze sul diritto di cronaca, sottolineando: “Dal gennaio del 2025 non potremo parlare più di persone che sono al centro di procedimenti penali e neppure dei reati relativi o di altri dettagli finché non finisce il processo. Se poi, come prevede la riforma Cartabia, i processi non si chiudono entro 2 anni in Appello ed entro un anno in Cassazione, scatta l’improcedibilità, cioè il processo cessa. E quindi non si potrà parlare delle persone coinvolte, né dei reati”.
Ranucci si sofferma anche sul governo Meloni ed elenca le azioni legali intentate da suoi esponenti: “Non è un bel momento e lo dico sulla base della mia personale esperienza. Non parlo di mancata libertà di stampa, perché nella Rai sono sempre stato libero di esercitare il mio lavoro con la mia squadra. Ma devo dire che solo in questa stagione di Report abbiamo cominciato con una inchiesta sul presidente del Senato La Russa e abbiamo ricevuto una querela e una richiesta di risarcimento danni. Poi – continua – abbiamo parlato di Urso e abbiamo ricevuto addirittura 3 querele. Sgarbi ci ha minacciato querela, così come Santanché. Abbiamo avuto sicuramente 2 richieste di risarcimento danni dal compagno della Santanché. Ci siamo occupati di Gasparri e anche lui ha annunciato querela. Siamo stati querelati da Giorgetti, dalla moglie e dalla sorella della moglie. Altra querela di Fontana e un’altra da sua figlia“.
Il giornalista chiosa: “Abbiamo il record mondiale di politici che querelano i giornalisti. Su questo non c’è ombra di dubbio. Io ho più di 170 querele e richieste di risarcimento danni in 38 anni di carriera nella Rai, ma non sono mai stato condannato. Si tratta di querele temerarie o comunque di azioni finalizzate a esercitare pressione sui giornalisti”.