“Ti muovi” è stato scritto, composto e arrangiato dallo stesso Diodato, che ne firma anche la produzione artistica con Tommaso Colliva. Una ballad elegante che cresce ad ogni ascolto per poi esplodere nel finale
Diodato torna al Festival di Sanremo con “Ti muovi”, dopo la vittoria nel 2020 con “Fai Rumore” (triplo platino). “Ti muovi” è stato scritto, composto e arrangiato dallo stesso Diodato, che ne firma anche la produzione artistica con Tommaso Colliva. Una ballad elegante che cresce ad ogni ascolto per poi esplodere nel finale. Nella serata di venerdì dedicata alle cover Diodato si esibirà sul palco del Teatro Ariston con “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè assieme a Jack Savoretti.
E con “Ti muovi” sei al quarto Sanremo, ormai un veterano…
E pensare che ho sempre visto Sanremo come una cosa lontana e a tirare le somme mi fa un po’ impressione (ride; ndr). Stavo giusto pensando, in questi giorni, alla cover “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè perché è grazie a lei se poi sono andato a Sanremo…
Ci racconti la storia?
Avevo inciso questa cover coraggiosa con una bella attitudine rock e avevo anche provato a propormi a ‘Che tempo che fa‘, ma loro giustamente pur ritenendo interessante la mia versione del brano mi avevano detto che non avevano spazio. Poi quando Fazio ha pensato al suo Sanremo si è visto in lista il mio nome e si sarà ricordato di me. Così nel 2014 mi sono presentato con ‘Babilonia’.
Così hai deciso di chiudere un cerchio?
Sì perché parliamo di dieci anni fa e perché ricorre il 25esimo anno dalla scomparsa di De Andrè.
Dopo aver vinto con “Fai rumore” ormai sei di casa, sei più tranquillo?
No (ride, ndr) perché quel palco crea sempre un po’ tensione, nonostante alla fine io mi senta a mio agio e sia (considerando le ospitate) la sesta volta.
Perché hai deciso di presentare “Ti Muovi”?
Perché è una canzone che segue un flusso emotivo in cui mi sono immerso e sentivo che andava nella direzione di emanazione di una luce speciale per poi esplodere. Nasce da alcune sensazioni che ho affrontato dentro di me, di cose irrisolte che avevo lasciato latenti. Poi ho riscontrato le stesse sensazioni, parlandone, con persone care che erano intorno a me. Così mi sono chiuso in casa per raccontare quello che mi era successo.
Quindi avevi in mente già di presentarla al Festival?
Sì nel momento in cui ho pensato come sarebbe stato bello sentirla amplificare dall’orchestra e lì mi si è riaperta la porticina di Sanremo.
Ci sarà un nuovo album?
Sì ma prima ancora uscirà un altro progetto live con brani, anche che non sono famosi, riarrangiati alle Officine Meccaniche di Milano. Abbiamo deciso di dar incidere in presa diretta con tutta la band. Ci saranno anche delle piccole sorprese.
“Ti muovi” è nella tracklist?
Sì ma non nella versione ‘da disco’. Ci sono anche due cover e una di queste è ‘Amore che vieni, amore che vai’. L’altra non la posso ancora dire, ma annunceremo a breve.
Quando hai vinto con ‘Fai rumore’ Amadeus ti suggerì di spalancare le braccia nell’inciso. Stavolta ti ha consigliato qualcosa?
Sì, ma ancora non posso dirlo (ride, ndr). Lo vedrete. Comunque lui è veramente attento alle prove e hai la sensazione che ti porti avanti come un suo progetto. Non vieni buttato su palco, così… Allo sbaraglio.
In “Occhiali da sole”, brano dello scorso anno, cantavi: “Mia madre è preoccupata mi dice che non sa che fine farò a stare da solo in questa città”. Come va ora?
È ancora preoccupata, diciamo così (ride, ndr).
Non è cambiato nulla?
Siamo ancora a quel punto, in realtà lei è presissima dalla nipotina di due anni. La figlia di mio fratello. La sento un po’ più ‘distratta’ nei miei confronti anche se la usa spesso – quando abbraccio e mi spupazzo la bimba – per rimarcare il fatto che magari potrei darle un nipotino. Ma le mamme si sa, son così…