Passati i “bei tempi” del gas a 300 euro al megawatt/ora, le grandi compagnie petrolifere hanno comunque poco da lamentarsi per i risultati del 2023. I profitti non sono quelli stratosferici di un anno fa ma si continua comunque a macinare utili. L’ultima tra le big a diffondere i dati è stata British Petroleum che ha chiuso l’anno con 15,2 miliardi di guadagni, meglio delle attese. Infatti il titolo si è portato a casa un rialzo di quasi il 6%, spinto anche dal massiccio programma di riacquisto di azioni proprie annunciato per i prossimi trimestri e dall’incremento del 10% del dividendo da distribuire ai soci. La concorrente britannica Shell, prima compagnia petrolifera privata al mondo, aveva annunciato qualche giorno fa, profitti per 19,4 miliardi di dollari, più che dimezzati rispetto al record di 42,3 miliardi del 2022, “a causa delle ridotte vendite di gas naturale e dopo il calo del prezzo degli idrocarburi”. In ogni caso un bel gruzzolo, tanto che è stato comunque previsto il pagamento di un dividendo da 3,5 miliardi di dollari agli azionisti.
Non che in Europa vada male insomma, ma negli Stati Uniti è andata meglio. Exxon Mobil ha registrato profitti per 36 miliardi di dollari (33,5 miliardi di euro), più del previsto. Un risultato sostenuto dal trading di benzina e gasolio e da una maggiore produzione di petrolio e gas. Exxon, ha detto di avere “accelerato opportunamente l’attività di trivellazione” nelle sue due principali aree di produzione petrolifera, il bacino del Permiano e la Guyana, e di avere avviato la produzione di litio per fornire le batterie dei veicoli elettrici.
Pure i risultati di Chervon hanno battuto le previsioni, grazie a un profitto di 21,3 miliardi di dollari (- 40% sul 2022).Il dividendo è stato alzato dell’8%, nonostante la distribuzione degli utili del 2022 fosse già stata molto generosa. “Abbiamo restituito più denaro agli azionisti e prodotto più petrolio e gas naturale di qualsiasi anno nella storia dell’azienda”, ha affermato il numero uno Mike Wirth. La produzione di petrolio e gas è salita a 3,1 milioni di barili di petrolio e gas al giorno grazie alle acquisizioni di shale, l’estrazione dalle sabbie bituminose e rocce di scisto ad altissimo impatto ambientale. Nel bacino del Permiano, il principale giacimento di scisto degli Stati Uniti, Chevron prevede un aumento della produzione del 10% quest’anno fino a circa 860mila barili giornalieri. Tanti saluti alla Cop28.
Dal Brasile è giunta oggi la notizia che la produzione di petrolio nel 2023 ha registrato il record sulle serie storiche. Lo scorso anno sono stati estratti in tutto 4,34 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno (boe/d), in aumento dell’11,69% rispetto al 2022. Il fatto che le compagnie aumentino la produzione, e che si ritraggano dai piani di sviluppo dei energie rinnovabili, evidenzia quello che è uno dei problemi centrali della transizione verde. Investimenti in solare ed eolico, nonostante costi di produzione energetica decrescenti e ormai pari agli idrocarburi, continuano ad essere poco redditizi rispetto ai fossili. Sembra sempre più difficile che possa concretizzarsi una transizione affidata unicamente al settore privato.