Lo sportwashing dell’Arabia Saudita diventa sempre più smaccato e aggressivo. E l’ultimo esempio è il “6 Kings Slam“: un torneo finto, artificiale, con cui Riad riuscirà a richiamare sei tra i migliori tennisti al mondo, ricoprendoli letteralmente d’oro. Ci saranno, almeno questi i nomi annunciati in questi giorni, Novak Djokovic, Rafa Nadal (diventato pure ambasciatore del tennis saudita), Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Holger Rune. E pure l’azzurro Jannik Sinner, fresco vincitore degli Australian Open.
Non si conoscono ancora le date dell’evento né il format della manifestazione d’esibizione: dovrebbe disputarsi a ottobre. Certamente, però, il montepremi sarà da capogiro: il quotidiano britannico Telegraph parla di un milione e mezzo di dollari di solo ingaggio e di un assegno da sei milioni per il vincitore. Sarebbe il triplo di quanto Sinner ha guadagnato vincendo l’Australian Open: 3,15 milioni di dollari australiani, ovvero 2,05 milioni di dollari Usa (1,91 milioni di euro).
Dopo la Riad Season Cup e le Next Gen Atp Finals, così il sovrano Bin Salman vuole prendersi un altro pezzetto di tennis. E le modalità sono le stesse già utilizzate ad esempio con il golf e il calcio: comprare tutto a suon di petroldollari. E se alcune cose, tipo il fascino di Wimbledon o del Foro Italico, non si possono comprare, basta creare nuove sfarzose leghe o competizioni in cui far gareggiare gli sportivi più conosciuti. Insomma, è l’ennesima operazione di sportwashing del regime di Bin Salman, che continua ad assoldare sportivi di successo per tentare di abbellire la propria immagine nel mondo.
Un tentativo di ribaltare l’immagine della monarchia legata all’integralismo wahhabita, nascondendo dietro a una patina di crescita e modernità le sistematiche violazioni dei diritti umani. Lo sport, soprattutto recentemente, è diventato parte integrante di questa strategia. I gran premi di Formula 1, il golf, la Dakar, i Giochi invernali asiatici da disputare su una montagna costruita dal nulla. E ovviamente il calcio: l’acquisto del Newcastle, l’arrivo in Arabia di Cristiano Ronaldo e poi a cascata di altri campioni (più o meno decadenti) pagati a suon di petroldollari, la chiamata di Roberto Mancini come ct.
L’organizzazione del Mondiale di calcio del 2034 – l’assegnazione ormai pare una formalità – è l’apice di questa strategia, per fare come e meglio dei nemici qatarioti. Ma anche il tennis riveste un ruolo importante. L’Arabia Saudita ha già strappato a Milano l’organizzazione delle Next Generation ATP Finals, che nel 2023 per la prima volta si sono appunto disputate a Jeddah. E ora punta anche a soffiare a Torino le ATP Finals: il contratto scade nel 2025, Torino vorrebbe rinnovare fino al 2027. Intanto il regime saudita si assicura di avere un torneo con i tennisti più famosi al mondo. Non è detto però che la strategia funzioni: nel calcio, ad esempio, per ora non ha avuto grandi risultati.