Dall’inizio della guerra sono molti i video circolati online, in particolare su TikTok e sulle altre piattaforme social, con soldati israeliani che si filmano mentre distruggono quelle che sembrano essere proprietà civili a Gaza. Il New York Times ne ha analizzati centinaia: offrono una finestra inedita sulla guerra e potrebbero essere utilizzati per dimostrare violazioni alle Convenzioni di Ginevra. Intanto in una dichiarazione ufficiale l’esercito israeliano ha condannato i video: come spiegato ancora sul quotidiano statunitense, alcuni di questi contenuti violano infatti le norme delle Forze di Difesa israeliane che limitano l’uso dei social media da parte del personale e che vietano espressamente la condivisione di contenuti che potrebbero “influenzare l’immagine dell’IDF e la sua percezione agli occhi del pubblico”, oppure che mostra un comportamento che “danneggia la dignità umana”.
Oltre ad alcuni video che mostrano la vita dei soldati, anche nei lati meno significativi e più quotidiani (come uscire o inviare messaggi ai propri cari a casa), ce ne sono tantissimi che catturano soldati che vandalizzano negozi locali e aule scolastiche, che fanno commenti dispregiativi sui palestinesi, demoliscono quelle che sembrano aree civili e chiedono la costruzione di insediamenti israeliani a Gaza. Alcuni di questi sono addirittura stati esaminati e citati come prova nel caso che il Sudafrica ha portato davanti alla Corte internazionale di giustizia accusando Israele di genocidio. In uno di questi video, pubblicato su TikTok e descritto dal Nyt, i soldati dedicano la demolizione di un edificio a Eyal Golan, cantante israeliano che in passato ha chiesto la completa distruzione di Gaza. Secondo le accusa del Sudafrica una prova del “discorso genocida” fatto “dai soldati”.
Un esempio significativo che potrebbe essere utilizzato per comprendere meglio le dinamiche del conflitto risale al 12 dicembre scorso: Un soldato condivide sul suo account TikTok una fotografia con tre bulldozer blindati e un paesaggio distrutto vicino alla base israeliana sulla costa settentrionale di Gaza. L’inchiesta del Times mostra delle immagini satellitari catturate a fine dicembre, a circa 1 km e mezzo dal luogo della foto, che ritraggono almeno 63 edifici, comprese le case, che erano stati demoliti. All’epoca, secondo le mappe pubblicate dall’Institute for the Study of War, l’area si trovava a circa 2 km e mezzo dal confine del territorio controllato da Israele. Il Times ha inviato le coordinate di ciascuna delle 63 strutture all’esercito israeliano e ha chiesto di giustificare la “necessità militare” delle distruzioni. In una risposta scritta i militari hanno affermato che Israele “sta combattendo una guerra complessa” e che “ci sono difficoltà nel risalire a casi specifici con le coordinate”. Quattro esperti legali hanno esaminato i video dei social media e le immagini satellitari vicino alla base e hanno affermato che le immagini potrebbero essere utilizzate per mostrare distruzioni illegali che violano le Convenzioni di Ginevra.