No alla militarizzazione delle scuole. A bocciare a gran voce l’idea del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che, dopo l’aggressione di Varese da parte di uno studente verso una docente, ha ipotizzato di inviare “le forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”, sono i dirigenti scolastici e le organizzazioni sindacali. L’idea dell’inquilino di viale Trastevere è spuntata in un’intervista al Messaggero l’indomani dell’accoltellamento avvenuto all’Enaip lombardo. Il professore leghista ha citato i numeri delle violenze avvenute tra le mura della scuola: “Dopo neanche cinque mesi, siamo già a 27, ma se guardiamo solo alle aggressioni da parte dei familiari c’è già un aumento del 111%. Per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti invece si registra un leggero calo, -11%. Nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”. Esclusi invece metal detector o simili.

Una proposta che non piace per nulla ai dirigenti scolastici. Il primo a dire no all’ipotesi messa in campo dal ministro è il numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “Le scuole sono già attenzionate per prevenire il fenomeno dello spaccio di droga. Spesso gli assalti avvengono in maniera improvvisa e all’interno degli edifici. Che facciamo? Mettiamo i poliziotti nei corridoi? A fare cosa? L’idea di Valditara mi pare impraticabile. E’ vero che i casi di aggressione sono in aumento ma sono pur sempre, per fortuna, limitati rispetto ai milioni di genitori dei nostri studenti”. Dello stesso parere Paola Bortoletto, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici: “Siamo di fronte a fatti di cronaca rari e singolari. Le scuole che si trovano in aree difficili sono inserite in un contesto che dev’essere protetto in quanto territorio a rischio. Le soluzioni temporanee come quella avanzata da Valditara non vanno prese in considerazione. Siamo contrari ad ogni tipo di militarizzazione della scuola che, invece, deve rimettere mano ai patti di corresponsabilità stipulati con le famiglie”.

Totalmente contrari all’idea di avere dei vigilantes, dei militari o le forze dell’ordine all’ingresso degli istituti o davanti alle scuole, anche i sindacati. Nessuno è d’accordo con Valditara. Giuseppe D’Aprile, segretario della Uil Scuola non le manda a dire al governo: “Non dobbiamo limitarci a curare gli effetti di tali episodi, ma è fondamentale lavorare sul perché questi episodi avvengono e capire quali siano le ragioni di tale incremento. La scuola e il suo personale soffrono di un deficit di rispetto, considerazione e valorizzazione sociale. Questa situazione deve essere affrontata con decisione, promuovendo anche una maggiore considerazione per il personale scolastico. L’urgenza di provvedimenti disciplinari è comprensibile, ma non può sostituire il lavoro complesso e importante che deve essere ripreso e consolidato dentro, e non fuori, le scuole. Solo un impegno congiunto può portare a una trasformazione positiva e duratura della situazione attuale”.

Dura Gianna Fracassi, leader della Flc Cgil: “Il ministro Valditara pensa alla presenza delle forze dell’ordine a protezione delle scuole più a rischio di aggressioni nei confronti dei docenti e del personale scolastico e all’inasprimento delle pene, ritenendo gli episodi di violenza un reato non solo per l’aggredito ma “un danno di immagine e reputazionale” per lo Stato. Ancora una volta risposte di tipo repressivo che trascurano la complessità del fenomeno. Ferme restando le responsabilità di carattere civile e penale sanzionate dalla legge e di cui altri, non il ministro dell’Istruzione (e del merito), devono occuparsi, le scuole vanno sostenute nel compito di adottare provvedimenti che abbiano finalità educativa e che salvaguardino il benessere psicologico di tutte le anime della comunità educante, in un clima di reciproco rispetto”.

Nemmeno la Cisl Scuola approva l’iniziativa dell’inquilino di viale Trastevere. Per la segretaria nazionale, Ivana Barbacci, si tratta di un fenomeno, quello delle violenze, che non può essere derubricato ad un fatto di cronaca ma va affrontato alla radice: “Mai dovremmo arrivare a militalizzare la scuola perché questa sarebbe una sconfitta in termini di soluzioni. Serve altro: gli insegnanti devono essere tutelati dal punto di vista della funzionalità del loro lavoro; devono essere in grado di affrontare le problematicità in maniera più efficace; devono essere meno travolti dalla burocrazia per dedicarsi più alle relazioni educativa; serve più personale per affrontare i casi di particolare complessità. Ciò che manca è un’alleanza scuola- famiglia: va ricucita una progettualità comune”.

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