Slitta l’approvazione da parte del Senato della prima riforma della giustizia del governo di Giorgia Meloni. L’Aula di Palazzo Madama ha terminato il voto sugli emendamenti al ddl che porta il nome di Carlo Nordio, ma, contrariamente a quanto ipotizzato, dichiarazioni di voto finali e pronunciamento finale sul testo arriveranno solo la prossima settimana.
Nella seduta di oggi, infatti, non c’è il tempo per procedere sul provvedimento di modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare. L’Aula, infatti, era impegnata dall’informativa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul caso di Ilaria Salis. Il voto del Senato, in prima lettura, a quanto si apprende, dovrebbe arrivare a questo punto nella seduta di martedì prossimo. A confermare che il voto finale sulla riforma è in calendario per martedì è stato lo stesso guardasigilli Nordio. “Si va a martedì, posso dirlo per certo”, ha detto il ministro.
Nordio ha seguito nell’aula del Senato l’esame del suo disegno di legge: la sua presenza era stata sottolineata dalla senatrice del Pd Anna Rossomando, durante un intervento su un emendamento: “Diamo il benvenuto al ministro della Giustizia, che assiste finalmente ai nostri lavori, considerato che stiamo discutendo una riforma che porta il suo nome”. Nei giorni passati le opposizioni avevano richiesto la presenza in Aula del guardasigilli.
A Palazzo Madama in mattinata è intervenuto Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 stelle, che ha contestato il divieto di fare appello per la pubblica accusa in caso di assoluzione dell’imputato per alcuni reati. “Impedire che il Pm possa ricorrere in appello contro sentenze di assoluzione in primo grado per determinati reati è una scelta del tutto illogica sotto vari aspetti. È illogico ritenere che il giudice di primo grado possa sbagliare quando condanna e non quando assolve. Soprattutto, è un grave torto verso le vittime dei reati. La maggioranza sa benissimo che con questa norma vietano l’appello per reati gravi, altro che reati minori. Mi stupisco di Fratelli D’Italia che da una parte propone una riforma Costituzionale per garantire i diritti delle vittime e qui invece quei diritti li calpesta brutalmente”, ha detto l’ex procuratore generale di Palermo. “Infine, per rispondere a chi gli ricorda che questa norma venne già bocciata dalla Corte Costituzionale, il relatore Zanettin anziché argomentare sul piano giuridico, ha delegittimato la Consulta accusandola di essersi pronunciata in quel senso in quanto anti berlusconiana: questo è il senso delle istituzioni del centrodestra italiano”, ha concluso Scarpinato.