Una fiammata di interesse per il carcere: quanto durerà? Poi tornerà, temo, ad essere rimosso dalle pagine dei giornali e dalle nostre coscienze.
Aumenta il numero dei detenuti, aumentano i suicidi, ci sono carceri dove direttori coraggiosi, personale e volontari propongono alle persone detenute veri percorsi riabilitativi, fanno ciò che la Costituzione richiede. Tra le proposte importanti, in Italia e in molti altri paesi c’è quella della meditazione: Liberation Prison Project opera da venti anni in più di molti Istituti, prepara operatori selezionati. In un buon carcere, vedi Bollate, le recidive sono del 17 per 100, contro il 70 per cento medio.
I costi anche economici di una cattiva politica carceraria sono enormi. I commenti di un Salvini, dettati dalla sua frustrazione elettorale e da calcoli penosi, esprimono un’ignoranza assoluta, che strizza l’occhio al peggio di noi. Il reato di Rave party è assolutamente ridicolo, bastano le leggi esistenti, quelle che nascono dopo un episodio sono solo spot pubblicitari. Spessissimo sorprendo le persone riportando i dati del Ministero della Giustizia che mostrano un decremento dei reati costante da venti anni, mentre ci vendono bugie e paure che favoriscono atteggiamenti autoritari.
Trasformare la coscienza è un lavoro lento, faticoso ed entusiasmante: si può creare un rapporto diverso con se stessi in primis, con gli altri di conseguenza. Conosci te stesso, era scritto sul frontone del tempio. Assagioli, fondatore della psicosintesi, aggiungeva: “possiedi, trasforma te stesso”. Corsi di meditazione hanno trasformato carceri enormi come Tihar, diecimila detenuti, in India. Si è insegnata la meditazione nel braccio della morte, negli Stati Uniti: oggi non è più una stranezza orientaleggiante da fricchettoni, la mindfulness ad esempio è entrata negli ospedali come nelle aziende, la ricerca scientifica ha prodotto migliaia di articoli e libri che ne dimostrano l’efficacia per il benessere psicofisico e per la ricerca di senso, aggiungo.
L’Università di Pisa, dipartimento di Psicologia, ha creato un master assieme a un centro buddista, l’Istituto Lama Tzong Khapa, e produce ricerca seria, scienza dura, avrebbe detto Piero Coppo.
Noi siamo tutti in relazione, ce lo dicono la fisica, la filosofia, la psicologia, le tradizioni spirituali; non possiamo semplicemente rinchiudere i nostri fantasmi, verranno fuori. Sui manicomi chi vorrebbe quelle scene infernali del passato? La società civile ha integrato la legge Basaglia, là dove è stata davvero applicata, con strutture di accoglienza nel territorio.
Credo che tutte le scuole dovrebbero prevedere la visita in un carcere, l’incontro con le persone detenute, attività dove il dentro e il fuori si incontrano. Nel carcere di Arezzo diverse associazioni di volontari propongono teatro, scrittura, arti espressive, ma si occupano anche di fornire beni di prima necessità a chi arriva senza nulla.
Nessun buonismo, ci sono reati e criminali che devono stare in carcere, perché sono un pericolo per sé e per gli altri, ma per moltissimi non serve a nulla, anzi sappiamo che li peggiora. Esistono anche gli psicopatici, esistono mafiosi e camorristi. Resto convinto che l’ergastolo è incostituzionale, mi pare che trenta anni di galera potrebbero bastare, o paiono pochi?
Certo, se poi non si affronta il tema del lavoro per i detenuti e gli ex detenuti non si è fatto nulla. Quindi occorre un intervento che miri alla dignità della persona detenuta e crei economia, profitto. Ma non quella dei carceri americani, con paghe di venti centesimi l’ora e sfruttamento. La sola idea della privatizzazione delle carceri è un obbrobrio.