Prosegue alle carrozzerie di Mirafiori lo sciopero dei lavoratori di Stellantis. Gli operai del primo e secondo turno hanno incrociato le braccia mentre dai vertici del gruppo arrivava la conferma che dal 31 marzo terminerà la produzione del Maserati Levante, il Suv di lusso lanciato nel 2016. Già ieri le tute blu del secondo turno, dopo l’assemblea con la Fiom Cgil, erano uscite in corteo dalla fabbrica sospendendo il lavoro. Pochi giorni fa è arrivata la notizia di quattro ulteriori settimane di cig per chi lavora nella fabbrica del gruppo Stellantis, che si aggiungono alle tre già decise a inizio anno. E l’ad Carlos Tavares ha avvertito che “è uno degli stabilimenti italiani più a rischio, assieme a Pomigliano”.
Il segretario generale della Fiom Michele De Palma, parlando a L’aria Che Tira su La7, ha nuovamente chiamato in causa la presidente del Consiglio, che nei giorni scorsi aveva risposto a muso duro all’ultimatum di Tavares: “Meloni invece che fare polemiche convochi Tavares e pretenda risposte. Siamo al paradosso che il governo stanzia quasi 1 miliardo di euro per gli ecobonus e Stellantis il giorno dopo annuncia altra cassa integrazione per Mirafiori per 7 settimane. Se siamo un Paese serio e con una dignità, la presidente del consiglio convochi l’amministratore delegato. È a rischio il futuro industriale del nostro Paese”. Per ora nessuna risposta da Chigi, mentre il ministro per le Imprese Adolfo Urso da Bruxelles ha fatto sapere che il governo si attende che Stellantis realizzi “presto” una “gigafactory” anche in Italia, dopo quella inaugurata in Francia.
“Quando le lavoratrici e i lavoratori scioperano spontaneamente vuol dire che la situazione è arrivata al limite – ha detto dal canto suo il segretario provinciale torinese della Fiom Edi Lazzi – non c’è più tempo da perdere, bisogna agire immediatamente” . Lazzi auspica “la costituzione di un think tank cittadino formato dal presidente della Regione, dal sindaco di Torino, dalle organizzazioni dei lavoratori e da quelle delle imprese, dalla curia, dal Politecnico e l’università di Torino, dalle imprese a partecipazione pubblica di energia elettrica, con il compito preciso di pianificare un progetto di investimenti pubblici e privati, da effettuare nel territorio tesi ad accompagnare in positivo la transizione all’elettrico che se sfruttata adeguatamente è in grado di generare nuova e buona occupazione”. Un modo per “convincere Stellantis (e non solo), che produrre auto nella nostra città è ancora un ottimo business, non solo perché abbiamo più di 120 anni di competenze specifiche, ma anche perché abbiamo un progetto organico sull’auto e sull’elettrificazione”.
Il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, mercoledì, aveva anticipato: “Vogliamo un piano per Mirafiori che ci porti a 200.000 vetture, come richiesto dalla piattaforma unitaria di Fim-Fiom-Uilm e dia garanzie occupazionali per il prossimo decennio. Il caso Mirafiori deve diventare un caso nazionale, Parigi e Roma se ne devono occupare. Ci aspettiamo che le istituzioni locali, dal Comune alla Regione, facciano la loro parte con strumenti che rendano competitivi il nostro territorio verso Stellantis per l’auto elettrica e per eventuali altri produttori che dovessero arrivare in Italia”.
“Meloni invece che fare polemiche convochi Tavares e pretenda risposte. Siamo al paradosso che il governo stanzia quasi 1 miliardo di euro per gli ecobonus e Stellantis il giorno dopo annuncia altra cassa integrazione per Mirafiori per 7 settimane. Se siamo un paese serio e con una dignità, la presidente del Consiglio convochi l’amministratore delegato”, ha detto il segretario generale della Fiom Michele De Palma.
Foto dalla pagina Fb di Fiom Cgil Torino