“I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione“. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il programma di commemorazioni per il Giorno del Ricordo, dedicato alla memoria delle vittime delle foibe. “Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra – sottolinea il capo dello Stato – Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata. Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte”. Mattarella ha ricordato di nuovo che negli anni del Dopoguerra si formò un “muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità” a fronte delle “terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica“. “Le sofferenze” degli italiani d’Istria, Dalmazia e Fiume – continua Mattarella – “non furono, per un lungo periodo, riconosciute. Un inaccettabile stravolgimento della verità che spingeva a trasformare tutte le vittime di quelle stragi e i profughi dell’esodo forzato, in colpevoli – accusati indistintamente di complicità e connivenze con la dittatura – e a rimuovere, fin quasi a espellerla, la drammatica vicenda di quegli italiani dal tessuto e dalla storia nazionale”.
Alla cerimonia al Quirinale hanno partecipato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e vari ministri, il presidente del Senato Ignazio La Russa oltre a Giuseppe de Vergottini, presidente di FederEsuli, e Donatella Schürzel, vice presidente vicario nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Sono state lette testimonianze degli esuli di Istria e Dalmazia e di familiari di vittime delle foibe.
Il presidente della Repubblica – spiegando che si tratta di “una vicenda storica complessa e ancora soggetta a ricerche, dibattiti storiografici e politici” – afferma comunque che è possibile “stabilire dei punti fermi e di delineare alcune prospettive”. Il capo dello Stato ricorda che il dominio del fascismo in quelle zone fu “intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse“, tuttavia – ribadisce – “la ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti”. “Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista“.
Mattarella ha messo l’accento sul fatto che “in quelle martoriate ma vivacissime terre di confine, che da secoli ospitavano popoli, lingue, culture, alternando fecondi periodi di convivenza a momenti di contrasto e di scontri, il secolo scorso ha riservato la tragica e peculiare sorte di vedere affiancati, a pochi chilometri di distanza – in una lugubre geografia dell’orrore – due simboli della catastrofe dei totalitarismi, del razzismo e del fanatismo ideologico e nazionalista: la Risiera di San Sabba, campo di concentramento e di sterminio nazista, e la Foiba di Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina contro la comunità italiana”.
A fronte di questo Mattarella ha rammentato che “i soprusi e le violazioni si moltiplicano e chiamano quanti condividono i valori di libertà e di convivenza a una nuova azione di contrasto, morale e politica, contro chi minaccia la libertà, il corretto ordine internazionale e le conquiste democratiche e sociali. Pagine buie della storia, anche d’Europa, sembrano volersi riproporre“. E però ha sottolineato come “la costruzione dell’Unione Europea, pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento e la concreta e valida direzione di marcia per guardare al futuro con fiducia e speranza. In questo quadro, nelle splendide terre di cui parliamo, oggi, grazie alla comune appartenenza all’Unione Europea, non esistono più barriere o frontiere, ma strade e ponti“. “La diversità – rimarca il capo dello Stato – non genera più risentimento o sospetto, ma produce amicizia e progresso. Con Slovenia e Croazia coltiviamo e condividiamo, in Europa e nel mondo, i valori della democrazia, della libertà, dei diritti. E lavoriamo insieme per la pace, lo sviluppo, la prosperità dei nostri popoli, amici e fratelli. I giovani lo sanno e lo vivono. Le giovani generazioni lo stanno già facendo da molto tempo, sviluppando un comune senso di appartenenza a una regione che trova nell’ampio spettro di presenze, etnie, lingue, storie, culture, tradizioni, la sua preziosa e feconda peculiarità. Gorizia, la città simbolo della divisione, è oggi associata – grazie a una generosa intuizione della Slovenia – a Nova Gorica: due città, due Stati, una sola capitale della cultura europea 2025“.